Smartgyro, una bella storia di imprenditoria italiana
Tutto è iniziato quasi per scommessa in un modesto garage a La Spezia e oggi Smartgyro è un'eccellenza tecnologica pronta, grazie anche alla partnership con Yanmar, a spiccare il grande salto. Per raccontare questi incredibili dieci anni e i progetti futuri abbiamo incontrato Carlo Gazerro, uno dei fondatori, e Carlo Galli Tognota, neo CEO.
Sembra quasi una storia del secolo scorso, in quegli Sessanta del boom economico e dell’esplosione del genio creativo e imprenditoriale italiano. E invece tutto è successo praticamente ai giorni nostri, una decina di anni fa.
Correva infatti l’anno 2014 quando quattro amici, Carlo Gazerro, Paolo Salutari, Dino Esposito e Fabrizio Stifani, ingegneri e manager con oltre trent’anni di esperienza, si unirono in un modesto garage, dando vita a Smartgyro senza nemmeno immaginare cosa il futuro gli avrebbe riservato.
Smartgyro, un’intuizione nell’intuizione
Decidere di studiare un sistema di stabilizzazione per barche da diporto può sembrare una bella idea oggi, ma lo era un po’ meno dieci anni fa, quando i giroscopi erano ancora degli oggetti misteriosi, almeno per la stragrande maggioranza dei diportisti. Invece i quattro amici hanno creduto subito nel potenziale di crescita del mercato della stabilizzazione nautica.
“Il primo prototipo Smartgyro non era certo paragonabile a quelli attuali, ma i principi base erano quelli - racconta Carlo Gazerro -. L’obiettivo era perseguire il giusto bilanciamento tra costi e benefici, garantendo al tempo stesso una manutenzione semplice. La chiave di volta è stato abbandonare il concetto di un giroscopio raffreddato ad aria per preferire una soluzione con una sfera sigillata sottovuoto con cuscinetti raffreddati a liquido, la soluzione che costituisce ancora oggi uno tra i vantaggi competitivi di Smartgyro”.
La storia racconta dei primi test in mare a bordo di un Riviera Fisherman 42 di un amico che, dopo le opportune messe a punto, garantì una riduzione del rollio della barca del 92%. Un risultato straordinario che convinse i quattro soci a investire completamente il loro tempo in Smartgyro.
Gli anni successivi hanno portato a un'ulteriore sviluppo di hardware e software che hanno permesso di superare test rigorosi, oltre all’ingegnerizzazione del design modulare, tuttora una dei plus di Smartgyro, con l’obiettivo di semplificare i processi di installazione e manutenzione.
La partnership strategica con Yanmar
Tutto subisce un’accelerazione quasi incredibile e gli eventi si susseguono frenetici. Dopo solo quattro anni dall’inizio della storia, siamo nel 2018, a interessarsi a Smartgyro è un’azienda giapponese apprezzata per l’eccellenza ingegneristica e molto nota nel mondo nautico. È Yanmar, altrettanto protagonista anche in altri ambiti, dall’edilizia all’agricoltura fino ai sistemi energetici.
Così, alla fine del 2019, la partnership strategica e l’investimento di maggioranza da parte dei giapponesi, lanciano Smartgyro verso nuovi traguardi, accelerando lo sviluppo della gamma per la nautica da diporto e commerciale.
“È facilmente intuibile come un colosso come Yanmar ci abbia permesso di crescere come network globale sia in termini di offerta prodotto sia di capacità produttiva - racconta Carlo Gazerro -. Per esempio, la scelta degli inizi di privilegiare il refitting ai rapporti diretti con i cantieri per installazioni sui nuovi yacht, nasceva anche dal fatto di non poter contare su grandi numeri di produzione. Oggi invece la nuova unità produttiva, sempre a La Spezia e con tutta la costruzione rigorosamente ‘made in Italy’, ci permette un nuovo approccio commerciale molto più aggressivo, forti dei nostri plus tecnologici, ma anche sorretti da maggiori numeri di produzione”.
Gli obiettivi futuri e il nuovo CEO
Non sorprende che terminato l’iter di integrazione con Yanmar, sotto la guida di Marcel Borsboom, Direttore onboard Systems Group in YMI (Yanmar Marine International), si apra per Smartgyro un nuovo scenario che deve consolidare i successi raccolti finora e porre le basi per un ulteriore salto commerciale e tecnologico.
A guidare questo nuovo corso è stato chiamato Carlo Galli Tognota, neo Amministratore delegato di Smartgyro che, con oltre vent’anni di esperienza tra Cantieri di Baia, Sealine Italia e Twin Disc, si appresta a coordinare quello che deve diventare l’ennesima accelerazione nella storia di Smartgyro.
“C’è molto da fare e, nonostante siamo presenti praticamente in tutto il mondo, il consolidamento e ampliamento della nostra rete commerciale e assistenziale resta uno degli obiettivi primari del mio operato - spiega il neo CEO -. Oggi presidiamo in forze in Europa e Nord America, che sono i nostri due mercati di riferimento, ma anche in Apac (Asia e Australia) possiamo vantare importanti presidi. La nostra fortuna da italiani è che il nostro Paese ospita buona parte dei cantieri protagonisti a livello mondiale ed è proprio rivolta a loro la nostra principale attenzione in questa fase”.
I plus dei giroscopi Smartgyro
“Come già detto, la scelta progettuale di avere il volano sottovuoto ci ha consentito di avere una maggiore efficienza a parità di peso - spiega Carlo Gazerro -. Inoltre il nostro design meccanico modulare, consentendoci di disassemblare gran parte dei componenti per reinstallarli direttamente a bordo, si è dimostrato vincente nel montaggio su barche più datate che spesso hanno vani di accesso molto angusti. Lo stesso dicasi per la possibilità di eseguire la manutenzione straordinaria all’interno della sfera interamente a bordo, garantendo tempo di fermo e costi ridotti, entrambe caratteristiche molto apprezzate, soprattutto se si deve intervenire nel bel mezzo di una vacanza”.
La gamma di stabilizzatori per barche Smartgyro
Ribadito il concetto che, anche per una precisa volontà di Yanmar, Smartgyro resta italianissima, con il quartier generale sia produttivo sia di R&D (ricerca e sviluppo) saldamente a La Spezia, è il momento di presentare la gamma di giroscopi che, proprio grazie alla partnership con la casa giapponese, è cresciuta fino a coprire un ampio range di misure da 45 a 100 piedi (circa da 13 a 30 metri), in pratica tutti gli yacht che possono ragionevolmente avere la necessità di un sistema di stabilizzazione, sotto quelle misure sarebbe ridondante, sopra esistono altre tecnologie.
In maniera molto schematica il modello più piccolo, l’SG20 è indicato per imbarcazioni da 45 a 55 piedi, l’SG40 da 50 a 60 piedi, SG60 da 55 a 65 piedi, SG80 da 50 a 70 piedi. Completano la gamma i recentissimi SG120 da 70 a 85 piedi e l’SG150 da 80 a 95 piedi. Le misure variano dai 0,76x0,77x0,65 metri del SG20 ai 1,36x1,41x1,02 metri del SG150 e di conseguenza i pesi da 495 a 1.890 kg.
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