Patagonia, sulle orme (si fa per dire) di Chatwin

Categorie: Life Style
5 Gennaio 2019
Patagonia, sulle orme (si fa per dire) di Chatwin

Una terra splendida e selvaggia, la Patagonia è ricca di fascino, lambita da un oceano impetuoso e con straordinari laghi dai grandi ghiacciai.

“In Patagonia” libro cult del viaggiatore per eccellenza Bruce Chatwin lo possiamo lasciare tranquillamente in libreria. A noi interessano l’Oceano e i laghi interni, quindi viaggiare per la steppa Patagonica è il sistema più pratico per raggiungere coste che sanno mixare il rude paesaggio, da sempre sinonimo di natura selvaggia, climi rigidi e condizioni di vita dure a un Oceano che riserva a questo angolo del mondo una buona dose della sua infinita capacità di creare situazioni estreme quanto uniche. E navigare sui laghi interni non è meno affascinante, con i loro mastodontici ghiacciai e i paesaggi incontaminati.

Patagonia, tra Argentina e Cile

Tutto questo è la Patagonia, una terra tra Argentina (buona parte) e Cile per chi ama le cose vere, dure ma piene di fascino. Una vacanza fuori dagli schemi ordinari che da dicembre a maggio (poi viene l’inverno e le condizioni diventano estreme anche per i più avventurosi) offre l’opportunità di visitare una regione del mondo straordinaria quanto unica.

Si parte da Buenos Aires. Inutile spendere parole sul fascino della capitale argentina, certamente una sosta di un paio di giorni è ben spesa e offre anche la possibilità di organizzare al meglio il resto del viaggio. Consigliamo alcuni passaggi interni in aereo perché l’entroterra Patagonico è sempre uguale e i trasferimenti in auto rischiano di trasformarsi in un lungo e noioso viaggio di scarso interesse.

Ecco perché il primo balzo lo facciamo in aereo per Trelew e l’obiettivo è la Penisola di Valdes. Auto a noleggio, si salta a piè pari la più famosa (si fa per dire) Puerto Madryn e si punta dopo circa 150 km di strada, in parte sterrata, e due ore di viaggio a Puerto Pirámides. È il primo impatto con la Patagonia e con l’Oceano, qui ancora abbastanza ammansito dalla temperatura meno rigida rispetto a quella che troveremo più a Sud, tranquillamente sopra i 20° C. Gabbiotti improvvisati arricchiti da grosse vertebre di balena offrono la possibilità di uscite in mare alla caccia (fotografica) dei grandi cetacei. La stagione più propizia è da giugno a dicembre, ma perché non sfidare la sorte? Il tour in gommone non sarà certamente noioso perché le colonie di leoni ed elefanti marini sono uno spettacolo garantito, così gli stormi di uccelli che popolano le rocce scoscese sul mare.

Tappa successiva a Caleta Valdés, a circa 45 km a Sud di Punta Norte, dove vale la pena soffermarsi l’intera giornata per apprezzare la differenza di paesaggio tra la bassa e l’alta marea, magari inframezzandolo con una visita alla fattoria di San Lorenzo per gustare il tipico piatto nazionale, l’agnello alla croce, e visitare la colonia dei Pinguini di Magellano. Alla Caleta di Valdés si ammireranno ancora colonie di leoni ed elefanti marini e, con un po’ di fortuna, in mare potrebbero incrociare delle orche a caccia di cuccioli e pinguini.

È il momento di lasciare la Penisola di Valdes e con un altro volo interno raggiungere Ushuaia, la città più meridionale della Patagonia e del mondo e la principale via d’accesso all’Antartide. Qui c’è da visitare il Parco Nazionale Tierra del Fuego, il primo parco marino dell’Argentina che si estende su una superficie di 63 mila ettari. Solo 2 mila di questi sono aperti al pubblico mentre il resto è stato dichiarato “reserva estricta”. Fra le foreste si trovano coihue, canelo, lenga e foglie decidue e inoltre si ha la possibilità di ammirare bellissimi scenari con picchi innevati, laghi e torrenti sino ad arrivare in una zona dove gli abitanti originari, gli Indios Ona, usavano accendere grandi fuochi, da cui il nome Terra del Fuoco, dato dai primi colonizzatori. Quindi si può provare il brivido di una navigazione nel Canale di Beagle, dove partono le navi dirette al Polo Sud e a Capo Horn, durante la quale si possono ammirare colonie di leoni marini e varie specie di uccelli acquatici. Per farlo si possono utilizzare i grandi catamarani per i turisti (mai affollati, anzi) oppure affittare una barca più piccola nel porto, ce ne sono molte a vela, anche se il vento che spira incessante e fortissimo e le gelide acque consigliano un po’ di attenzione.

A questo punto il programma può essere sdoppiato, se si amano i paesaggi selvaggi consigliamo un volo interno per Rio Gallegos e l’obiettivo è il parco nazionale Torres del Paine che è in territorio cileno dopo oltre 300 km di trasferimento in auto. Da qui si possono ammirare le Torri del Paine che si elevano quasi verticalmente 2 mila metri sopra quello che è considerato il più bel parco nazionale del Cile. Una navigazione sul lago Grey consentirà di arrivare ai piedi del ghiacciaio, un piccolo antipasto per quello che ci riserverà l’arrivo a Calafate con un altro volo interno.

L’alternativa infatti è proprio quella di saltare la Patagonia cilena e puntare direttamente su Calafate alle porte del Parco Nazionale Los Glaciares. Il famosissimo parco comprende 47 ghiacciai, i principali sono: Upsala, Spegazzini, Perito Moreno, Onelli e Frías. Questo fantastico paesaggio è stato dichiarato dall’Unesco nel 1981 Patrimonio Naturale dell’Umanità. Il ghiacciaio Perito Moreno, il più famoso e affascinante di tutti, ha un fronte di 4 mila metri di lunghezza ed é alto 60 metri. Qui è possibile scegliere tra un trekking sul ghiacciaio oppure una navigazione (anche di più giorni, almeno due con pernottamento a bordo inframmezzati da trekking nel bosco li merita) per raggiungere gli altri principali ghiacciai dall’acqua, navigando tra bellissimi iceberg dalle forme e dai colori straordinari. Niente vieta però di farli tutti e due, ne vale la pena.

A questo punto si può rientrare a Buenos Aires. Per essere stata una vacanza terrestre alla fine ci avrà portato a vedere e solcare più acqua di tante crociere: oceani, ghiacciai, laghi, animali di ogni genere, natura selvaggia e ancora ostile come solo la Patagonia sa essere.

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Alberto Mondinelli

Alberto Mondinelli, 40 anni di nautica dalle regate di 420 alle gare offshore di Classe 1, e poi addetto stampa dei più importanti team negli anni Novanta e della Spes di Mauro Ravenna nel momento di massimo fulgore della motonautica d’altura. Come giornalista, direttore responsabile di Offshore International e, più recentemente, tester di Barche a Motore.
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