Categorie: Tecnica

Meteo in barca: cosa fare in caso di temporali in mare e come difendersi

Piogge forti, raffiche di vento violente, grandine e fulmini. Questi sono i fenomeni tipici di un temporale. Meglio starne lontani ma se ci sorprende ecco cosa possiamo fare.


14 Aprile 2025
Meteo in barca: cosa fare in caso di temporali in mare e come difendersi

Non solo in inverno, anzi, soprattutto in giornate di bel tempo e con temperature elevate, non è raro assistere a fenomeni atmosferici intensi che si sviluppano in brevissimi istanti: raffiche violente, pioggia, grandine e, soprattutto, fulmini. Sono i temporali.

Il meteo in barca è importantissimo da valutare non solo prima di salpare, ma anche in ogni fase della navigazione, perché le condizioni meteomarine possono prendere di sorpresa in qualsiasi momento.

Vediamo allora come si sviluppano, come sfuggire e anche come affrontare i temporali, nel caso in cui ci si trovasse improvvisamente dentro.

Come si formano i temporali

 Il cuore del fenomeno temporalesco è rappresentato dalla formazione di un cumulonembo, ovvero una nube a sviluppo verticale, che prende vita grazie a una bolla d’aria calda e umida sollevatasi dal suolo. L’aria, riscaldata dall’insolazione, si espande e inizia a salire verso quote comprese tra 800 e 1500 metri.

In questo ambiente, dove la pressione atmosferica diminuisce, l’aria si raffredda rapidamente e il vapore acqueo in essa contenuto condensa, dando origine alla prima fase del temporale. In questa fase, le correnti ascensionali possono raggiungere velocità fino a 100 chilometri orari, portando la nube a svilupparsi in altezza fino alla tropopausa, che nelle nostre latitudini si situa intorno ai 12.000 metri, mentre in prossimità dell’equatore questo limite può estendersi fino a 20.000 metri.

Il risultato è un cumulonembo dalla base scura e profonda e dalla sommità normalmente caratterizzata da una forma a incudine, segno inconfondibile della sua maturazione.

Quando il processo di condensazione ha accumulato sufficiente energia, le particelle d’acqua, ormai troppo pesanti per sostenere la spinta ascensionale, innescano correnti discendenti che, insieme a raffiche di vento improvvise, portano precipitazioni intense e, in alcuni casi, grandine: è la fase "downburst".

La fase "downburst" è particolarmente pericolosa, poiché le raffiche a livello del suolo possono superare i 100 chilometri orari.

Diversi tipi di temporale

Esistono, tuttavia, diverse tipologie di temporali da affrontare in mare e sono favoriti da diverse condizioni atmosferiche. Vediamoli.

I temporali di calore, o termoconvettivi, si verificano quando una massa d’aria fortemente riscaldata dal suolo si solleva, tipicamente in giornate estive, raffreddandosi e condensandosi.

In alternativa, i temporali orografici si formano in prossimità di rilievi come colline e montagne: gli ostacoli naturali agiscono da trampolino, costringendo l’aria calda a innalzarsi, raffreddarsi e condensarsi rapidamente, con uno sviluppo spesso più repentino e difficile da prevedere.

Un’altra categoria è rappresentata dai temporali frontali, che nascono all’interfaccia di una massa d’aria calda e di una fredda; in queste situazioni l’aria fredda si insinua sotto quella calda, sollevandola violentemente e dando vita a un fronte freddo temporalesco, più esteso nelle sue dimensioni e più prolungato nel tempo rispetto ai tipici temporali estivi.

Segnali preliminari prima del temporale

In navigazione, l’osservazione attenta dell’ambiente è fondamentale per riconoscere i segni dell’avvicinarsi di un temporale.

In prossimità della costa o in zone interne, l’addensamento progressivo delle nubi è uno dei primi indicatori: nubi che si fanno sempre più scure e si sviluppano in altezza suggeriscono che il cumulonembo sta prendendo forma.

Il groppo sostanzialmente è un sinonimo di temporale, è quindi un fenomeno che si manifesta con vento forte e rafficato e con pioggia e grandine.

Un altro segnale distintivo è il cambiamento nella direzione del vento: nella fase di formazione, l’aria tende a convergere verso il centro della perturbazione, generando venti che si dirigono verso il groppo. Le correnti ascensionali ora si equilibrano con quelle discendenti generando qualche istante di calma totale che, contrariamente a quanto possa sembrare, non porta a nulla di buono, perché è questo il momento in cui dobbiamo aspettarci l’imminente arrivo dei fenomeni più violenti.

Infatti, nei minuti immediatamente precedenti l’arrivo del temporale, proprio per l'effetto di bilanciamento della forza ascensionale con quella discendente, l'attività temporalesca di fatto si sospende temporaneamente.

Questo “stallo” è un campanello d’allarme importante: significa che la nube sta per scaricare tutta la sua energia in forma di pioggia, grandine e raffiche violente.

La formazione del groppo.

I venti forti tendono a sfilacciare la parta alta delle nubi, quindi se il fenomeno vi coglie a debita distanza, cercate di osservare la sommità del cumulonembo, perché rivela la direzione di spostamento del groppo, fornendo un'informazione importante al comandante su dove sta dirigendo l’impatto più violento dei fenomeni. Lo sfilacciamento, infatti, segue la direzione del vento, quindi indica la rotta del temporale.

Come difendersi dai temporali in mare: preparare la barca e l’equipaggio

In mare, la tempestività nelle azioni di emergenza può fare la differenza tra un’esperienza gestibile e una situazione pericolosa. Appena si avvertono i primi segni di un temporale, è fondamentale mettere in atto una serie di misure per proteggere l’imbarcazione e l’equipaggio.

Sicurezza a bordo

Prima di tutto, è opportuno chiudere oblò, osteriggi, passa uomo e prese a mare. In coperta tutto deve essere ben fissato e gli oggetti amovibili come cuscini, asciugamani, occhiali e quant’altro che possa volare via, deve essere portato sottocoperta, perché oltre al rischio di perderli possono diventare proiettili pericolosi durante le raffiche.

Infine, ma non per ultimo, sulle barche a vela che portano il tender al traino, devono issarlo in coperta e assicurarlo bene con la chiglia orientata verso l’alto; il motore fuoribordo, se si è in navigazione è auspicabile che sia già stato fossato sul proprio alloggiamento.

Gestione delle vele e del motore

Sulle imbarcazioni a vela, è bene ridurre al minimo la tela esposta, rollando il fiocco e mantenendo la randa terzaruolata al massimo, in modo da minimizzare l’esposizione al vento. Se però l’equipaggio non è in grado di collaborare al governo dell’imbarcazione, in situazioni di estrema turbolenza, può essere preferibile affidarsi al motore ammainando le vele. Non è ortodosso, ma alle brutte un fazzolettino di fiocco si può tirare fuori anche all’ultimo momento.

L’obiettivo, in ogni caso, è quello di allontanarsi dalla costa e quindi dal punto dove si è formato il temporale. In questo modo, avremo i fenomeni più violenti in poppa, attenuandone l’effetto sulla barca. Un’imbarcazione a motore ha molte più possibilità di allontanarsi velocemente dal groppo e quindi di evitarne le conseguenze.


Se si viene sorpresi, sia a bordo di una barca a vela sia su una a motore, bisogna evitare di tentare un avvicinamento a terra e un ingresso in porto mentre i fenomeni più duri sono in corso.


Manovrare in acque ristrette con raffiche a 40-50 nodi è impossibile o molto difficile anche con motorizzazioni potenti. Inoltre, le forti precipitazioni possono ridurre quasi a zero la visibilità: a maggior ragione non si deve tentare un atterraggio, ma ci si deve allontanare o mantenere la posizione, se il motore è sufficientemente potente, con venti e mare al mascone in attesa che le condizioni migliorino.

Quando la visibilità viene ridotta da pioggia intensa o grandine, è indispensabile attivare i dispositivi sonori per segnalare la posizione dell’imbarcazione e allertare eventuali imbarcazioni vicine.

L’equipaggio

Molto dipende dal grado di preparazione delle persone a bordo. In ogni caso, chi non è necessario alle manovre, è più sicuro che vada sottocoperta. Chi rimane in pozzetto, nel caso di una imbarcazione a vela, deve indossare il giubbino salvagente e l’imbracatura per assicurarsi alla jack-line o a qualche parte strutturale della barca. Il rischio maggiore in queste condizioni è quello di finire fuori bordo.

Il pericolo dei fulmini: rischi e misure di protezione

Tra i vari fenomeni legati ai temporali, i fulmini rappresentano il pericolo maggiore. Sono il risultato di una differenza di potenziale tra le particelle cariche negativamente all’interno della nube e quelle positive presenti a terra.

La scarica elettrica, che può raggiungere intensità tra 10 e 200 kiloampere, è in grado di causare danni estremamente gravi a un’imbarcazione, con il rischio di incendi e il danneggiamento irreparabile di strumenti e impianti elettronici.

Le barche costruite in metallo possono, in qualche misura, dissipare l’energia del fulmine nel mare, riducendo i danni. Al contrario, imbarcazioni in legno o vetroresina non godono di questa protezione naturale, e sono quindi più vulnerabili.

È fondamentale tenere presente che elementi sporgenti come antenne e strutture metalliche (per esempio le parti degli alberi delle barche a vela) sono i punti d’ingresso privilegiati per le scariche elettriche.


A bordo durante i temporali è consigliabile non utilizzare dispositivi elettronici portatili, come il cellulare, e intervenire su connettori e cavi solo se il pericolo è lontano, per non esporsi a scariche improvvise.


Sulle barche a vela, la norma europea ISO 10134 prevede che, durante la costruzione, si integri un sistema di messa a terra che colleghi l’albero alla lama di deriva tramite un cavo robusto; dove ciò non è possibile, si adottano elettrodi posti sotto lo scafo e dispositivi parafulmine in rame, capaci di canalizzare e dissipare l’energia elettrica.

Per quanto riguarda le persone imbarcate, l’insieme di albero, stralli e sartie , sempre sulle barche a vela, crea una gabbia di Faraday che offre un’ottima protezione per l’equipaggio, ma solo se si evitano contatti con elementi metallici.

 I tre concetti fondamentali alla base di una corretta gestione dei temporali in mare

1. Il riconoscimento precoce dei segnali atmosferici e l’adozione tempestiva di misure preventive sono la chiave per gestire in sicurezza un temporale in navigazione.

2. Conoscere la dinamica dei fenomeni – dalla formazione dei cumulonembi, passando per l’insorgenza di correnti ascensionali e discendenti, fino al manifestarsi dei fulmini – permette di attuare strategie di difesa efficaci, minimizzando il rischio sia per l’equipaggio sia per l’imbarcazione.

3. La scelta di allontanarsi dalla costa, dove, soprattutto in estate, si generano con maggiore facilità i temporali, è la base della strategia vincente per evitare i fenomeni temporaleschi, che negli anni sono diventati sempre più violenti e imprevedibili.


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Nico Caponetto

Piemontese, 65 anni, inizia la carriera giornalistica nei quotidiani, dove si è occupato di cronaca nera e giudiziaria per poi dirigere un quotidiano locale in Emilia abbinato a La Stampa. Dal 2006 si è dedicato all'editoria nautica in diverse riviste e web magazine, occupandosi soprattutto di test in mare, temi tecnici e didattici. Istruttore di vela, naviga da oltre 40 anni con esperienze in Mediterraneo, oceano Atlantico e oceano Indiano. Nel 2023 ha vinto il primo premio nella sezione "Articoli - Navigazione" del Premio Marincovich con l'articolo "30 ore in una zattera".
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