Maria Fanito, la “sirena” della pesca sportiva italiana
È una delle “sirene” del panorama pesca sportivo italiano. Maria Fanito è una donna che sembra vivere in simbiosi con il mare.
Maria Fanito vive il mare con estrema naturalezza in tutte le sue espressioni. È un personaggio che non ha mai subito il pregiudizio di essere donna in un ambiente frequentato principalmente da uomini. Una donna che ha sempre guardato avanti con testardaggine e ambizione, come solo le donne del Sud sanno fare. Leggete con attenzione le sue parole…
Boatmag. Innanzitutto vogliamo raccontare a chi ancora non ti conosce chi è Maria Fanito e come nasce il tuo personaggio?
Maria Fanito. Ho ricevuto un’educazione senza stereotipi, pur essendo nata in una terra, la provincia reggina, che spesso nell’immaginario collettivo propone un’idea di donna succube e sottomessa. I miei genitori mi hanno permesso di vestire a Carnevale i panni di Zorro a tre anni, quando molte bambine erano vestite da dame francesi con tanto di parrucca e neo sulla guancia. Ho giocato a calcio e a basket, ho pattinato, catturato lucertole, giocato a biliardo e a sedici anni ho voluto, e avuto, una moto. Nella mia vita ho tentato di fare ciò che mi piaceva, di essere me stessa, invece di emulare quello che facevano tutte le ragazze della mia età. Una donna che pesca incuriosisce molto, ma una donna che parla di tecniche, esche, fondali, stimola la curiosità molto di più.
Boatmag. Tu e il mare sembrate quasi inscindibili. Che si tratti di viverlo dall’interno mentre pratichi la subacquea in apnea, o dall’alto mentre ti dedichi alle più classiche specialità di pesca sportiva. Come e quando nasce la tua passione per il mare?
Maria Fanito. Sono nata a cinquanta metri dal Mar Jonio, mia madre preferiva partorire in casa. Fin da quando ero piccolissima mio padre mi portava con le mie sorelle a pescare dalla spiaggia e ho sempre continuato negli anni, iniziando a praticare la pesca dalla barca che ero ancora bambina. Le mie estati trascorse giocando in un mare profondo mi hanno permesso di sviluppare una grande acquaticità e pescare casualmente qualche polpetto recuperando, in apnea, i barattoli di latta abbandonati sul fondo. La mia prima muta per la pesca in apnea l’ho indossata all’età di vent’anni e non l’ho più lasciata.
Boatmag. Partecipi a gare sia di pesca dalla barca sia subacquee: cosa ti porta a competere, anche più spesso di quanto si possa pensare, con i maschi che sono in superiorità numerica in questi sport?
Maria Fanito. Non ho mai amato molto le competizioni, ma negli ultimi anni mi sono ricreduta. La spinta maggiore credo sia stata la voglia di promuovere un’immagine di donna che va oltre i preconcetti, poi la volontà di mettermi in gioco superati gli “anta”. Ho accettato nello stesso periodo di partecipare a qualche sfilata, cosa che non avrei mai fatto quando ero più giovane. Se il mondo della pesca in Italia è prevalentemente maschile, quello della pesca in apnea lo è quasi totalmente: considera che sono l’unica donna in Italia, per adesso, a partecipare a queste gare. Il mio obiettivo è confrontarmi con gli altri pescatori perché è un campo in cui non si smette mai di imparare.
Boatmag. Quali sono i risultati più importanti della tua lunga carriera? C’è qualche aneddoto che vuoi ricordare ai nostri lettori?
Maria Fanito. La pesca è fatta di passione ed emozioni: ogni tramonto, ogni panorama, ogni fondale perlustrato, ogni frizione che fischia, ogni pesce mancato, catturato, salvato, rimangono indelebili nelle menti di noi pescatori. Piuttosto che parlare del tonno più grande, della corvina più lunga, dell’orata più panciuta, dell’emozione che regalano i delfini o i pesci volanti, delle tartarughe o dei pesci luna, vorrei raccontare un’altra storia. Quando ero ragazza e vivevo con i miei genitori, alle volte utilizzavo come esche i coreani che acquistavo in scatoline di cartone e conservavo in frigorifero, ben nascoste. Quando mia sorella maggiore scopriva le scatole rovistando nel frigorifero a casa mia si scatenava una baraonda. Con urla e strilli, prendeva la scatola avvolta nel giornale e la lanciava fuori dalla porta sparpagliando i miei adorati vermi verdi nel giardino o fiondandoli oltre la recinzione. Eh già… quando non riuscivo a ritrovarli, ero costretta a ricomprarli.
Boatmag. Ti senti più a tuo agio con un fucile subacqueo e una muta o con un cappellino e una canna da pesca?
Maria Fanito. Il mio ambiente ideale è ovunque ci siano pesci, è solo la tecnica di pesca che cambia. Con la muta riesco a rimanere in acqua anche sei/sette ore. Con la canna in mano sono stata capace di passare dalla pesca ai calamari all’alba e al tramonto, alla traina e al bolentino di profondità per tre giorni consecutivi, senza mai scendere dalla barca.
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Boatmag. Sei anche mamma. Come fai a conciliare questo ruolo così impegnativo per la vita di una donna con passioni che richiedono altrettanto tempo?
Maria Fanito. Ho tre figli che prendono il loro tempo, quando erano piccoli li portavo con me, adesso sono sufficientemente autonomi e ho avuto la fortuna di condividere questa passione con il mio compagno. Lui mi ha insegnato la pesca in apnea, io l’ho fatto avvicinare alle tecniche di pesca in mare con canna e mulinello e insieme, negli anni, abbiamo affinato altre tecniche.
Boatmag. Sei riuscita a trasmettere ai figli qualcosa della tua passione sportiva per il mare?
Maria Fanito. Gli ultimi due sono appassionati di pesca in apnea, il secondo pescò con il retino un pesce ago e la femmina con un pezzo di pomodoro ciliegino come esca tirò su un sarago pizzuto da un chilo e mezzo.
Boatmag. Una domanda sorge spontanea: chi comanda a bordo e quali sono i vostri ruoli durante le gare? Chi sta ai comandi e chi per primo imbraccia la canna in strike?
Maria Fanito. I ruoli in barca sono stabiliti con precisione, per evitare che si generi confusione. La collaborazione e l’alternanza sono le chiavi per divertirsi e riuscire a gestire più persone in spazi ristretti e ottenere il massimo nelle competizioni. Durante le gare di drifting al tonno, ogni componente dell’equipaggio ha una sua canna in pesca e il comandante si dedica alla guida della barca. Allo strike ognuno ritira la propria canna e l’angler titolare della canna fortunata recupera il pesce allamato. Il comandante indica di staccare l’ancora e inizia il combattimento.
Boatmag. Non sei solo una donna di mare, ma hai la patente nautica, fai sfilate di moda, hai registrato delle puntate televisive di cucina… una Maria Fanito a 360°. Ma qual è la cosa di te che ti piace di più?
Maria Fanito.La cosa che mi rende più felice sono i miei figli. Poi mi piace molto quando, dopo una prima valutazione sul mio aspetto delicato e i miei modi gentili, mi definiscono selvaggia. Mi gratifica molto. In realtà rispecchio il luogo da dove provengo e il mio spirito libero. La cosa che mi piace di più? Con un pizzico di vanità e ironia mi autodefinisco: ben conservata in salamoia o in acqua di mare.
Boatmag. Cosa ne pensi delle donne che oggi, forse anche emulando te e qualche altra “donna pioniere”, si stanno avvicinando alla pesca?
Maria Fanito. Consiglio a chiunque si dedichi alla pesca dalla barca di prendere la patente nautica e imparare a governare con padronanza un’imbarcazione: in mare gli imprevisti non mancano mai. Il pescatore abbraccia uno stile di vita: l’amore per il mare, la vita all’aria aperta, i panorami mai statici ma caleidoscopici tra luci che variano e paesaggi che mutano e si trasformano con il trascorrere delle ore. Oltre ad apprezzare le meraviglie del mondo, il pescatore è un conoscitore di nodi e di venti, di maree e di correnti, di fasi lunari e habitat, fauna e flora marini. Il pescatore ha una conoscenza del territorio come pochi. Amate il mare e rispettatelo, ne sarete ripagati.
Boatmag. Viviamo un periodo in cui siamo sommersi di “Ambassador”, “Pro Staff” e via discorrendo, ossia una nuova metodologia di promozione messa in atto dalle aziende per fidelizzare i clienti ai loro brand. Qual è il tuo punto di vista in merito?
Fanito. Le persone hanno necessità di avere un punto di riferimento reale a cui affidarsi per essere consigliate o stimolate nelle scelte, consapevoli che chi propone ha grande esperienza ed è degno di fiducia.