La pesca dalla barca – parte 4: come divertirsi con i figli
La pesca può essere praticata da soli, con amici ma anche con i figli. Stare in barca con la famiglia è l’occasione per far avvicinare a questo sport anche i più piccoli.
Quante volte mi è capitato di vedere delle imbarcazioni dedite alla pesca con a bordo ragazzini, ma anche bimbi, alle prese con una canna. E così dalle scogliere. È sempre una bellissima sensazione, perché significa “tramandare” una propria passione, tra l’altro salutare, ai propri figli e quindi alle future generazioni. Tanti anni fa, quando i divertimenti erano meno rispetto a quelli di oggi, nelle località di mare (o sui laghi) il doposcuola o il periodo delle vacanze estive coincideva spesso con l’andare a pesca tra amici. Certo, non c’erano Playstation, iPad o cellulari e le tante distrazioni che oggi tolgono gran parte della fantasia ai ragazzi. Quelle generazioni se li dovevano inventare i passatempi da fare insieme per trascorrere le giornate. Così spesso la pesca diventava un modo di divertirsi e confrontarsi.
Pesca dalla barca - parte 1: come iniziare
Pescare con i figli, un’esperienza comune
Una canna, una lenza già montata, qualche esca rimediata e via sui muraglioni dei porti o sugli scogli. Oggi ci sono genitori che avendo vissuto quei periodi, cercano di far divertire i loro ragazzi in un modo sano, all’aperto, riproponendo loro cose che possono sembrare arcaiche, ma che in fondo non lo sono. Chi possiede una barca può sicuramente approfittarne per insegnare tecniche moderne, per far capire ai piccoli cosa significhi la pesca, educandoli al rispetto ambientale, facendo capire loro cosa è giusto fare e cosa no. La pesca è anche educazione se insegnata bene. I bambini più o meno grandi sono attratti da questo mondo fatto di acqua, e non solo per tuffarsi.
Pesca dalla barca - parte 2: rispettare i pesci
Dare loro una canna da pesca in mano, insegnando a fare i nodi principali su di un amo, o di giunzione tra due fili di diametro differente, spiegare come si montano sugli ami le varie tipologie di esche, e come sceglierle a seconda dei fattori ambientali, le ore della giornata e le prede da insidiare, tutto questo è anche educare. Così come educare è insegnare a riconoscere i pesci, qual è il loro habitat, come si nutrono, conoscerli vuol dire rispettarli. In mare non s’incontrano solo delfini, tartarughe, qualche pesce luna o pesci volanti. S’incontra un po’ di tutto, basta saper osservare. Capire da un gruppo di gabbiani che stazionano in una determinata area che lì sotto sicuramente ci sono pesci, insegnare a interpretare l’ecoscandaglio, le marcature. E poi anche la parte più ludica, ossia quella di far combattere un pesce, se pur semplice. Non importa se il bambino lo perderà, sarà comunque esperienza fatta, e quando invece il pesce sarà a pagliolo osservate gli occhi del ragazzino per percepire la gioia che lo invade. Se insegnerete loro a pescare, sarete certi che questo sport contribuirà a tenerli lontani da tante cose, più o meno gravi, da tanti evitabili vizi e, magari, iPad e Playstation saranno un po’ messi da parte volentieri.