Dellapasqua, un personaggio, un cantiere, una storia che dura da sessant'anni
di Chiara Miliani
Un traguardo storico. Sessant'anni di attività e di passione, di barche veloci e marine, di sfide e di successi, proprio come aveva sognato il giovanissimo Giancarlo Dellapasqua, fondatore dell’omonimo cantiere con sede a Ravenna, pluricampione delle più prestigiose gare, nonché pioniere della nautica.
Fu proprio Giancarlo ad adottare le prime carene a V profonda ispirate al progetto di Ray Hunt. Da allora, Dellapasqua ha sempre perseguito la strada della qualità e dell'affidabilità in un mix vincente che ha portato il cantiere a navigare anche nelle burrascose acque degli anni difficili della nautica italiana.
Affiancato dal figlio Mirco e dal genero Stefano Salvadori, con il prezioso supporto delle figlie Patrizia e Serenella, il sogno di Giancarlo Dellapasqua è sempre più divenuto realtà . E oggi non solo è concentrato sul presente, sulle attuali esigenze del mercato, ma è anche proiettato al futuro con nuovi progetti e nuove leve.
Sessant'anni di attività sono un traguardo importante. Mirco Dellapasqua, qual è la ricetta che ha portato il cantiere ad arrivare fin qui?
La serietà sul lavoro, aver sempre puntato su prodotti di qualità , e andare incontro ai clienti. Lo facciamo sempre in prima persona. Per questo siamo aperti anche durante il mese di agosto, quando i clienti navigano e possono aver bisogno. È poi importante aggiornarsi, proporre barche dal design in linea con le richieste del mercato. Il tutto, puntando sull'aspetto più importante ovvero l'opera viva. Le nostre imbarcazioni uniscono la validità della forma della carena a una struttura adeguata. Sono barche nate per il diporto, ma sono omologate anche per il lavoro. Senza dimenticare che sanno andare anche molto veloci, come testimoniano i successi in tante gare.
Quali sono stati i momenti più significativi, quelli di maggior successo e, al contrario, quelli più difficili? Su cosa ha fatto leva il Cantiere per superarli?
Paradossalmente, abbiamo registrato i momenti di maggior successo proprio durante le crisi. Quando le cose vanno bene si vende di tutto. Al contrario quando c'è crisi, si è più attenti a come si spendono i soldi e si punta sulla qualità . Quella del governo Monti, però, non è stata una crisi, è stato un voler uccidere un settore, senza peraltro portare alle casse dello Stato neanche un euro. In quel periodo, però, avevo molta resina e tempo a disposizione e li ho sfruttati al meglio. Ho iniziato a realizzare delle opere in basso rilievo, sculture e quadri. Sono un appassionato di Pop art, conosco le correnti e le tecniche, del resto per disegnare barche bisogna possedere estro e creatività , e mi sono dedicato anche alla realizzazione di diversi monocromi. Ho fatto mostre, e alcune mie opere sono state battute all'asta. Insomma, ho sfruttato al meglio quello che passerà alla storia come uno dei periodi più bui del settore.
Prima fu l'intuito di Giancarlo Dellapasqua, poi affiancato dalla seconda generazione. Oggi il cantiere può contare anche sull'apporto delle idee più fresche della terza generazione.
Ha iniziato tanti anni fa mio papà , nato come maestro d'ascia, poi gli è stata riconosciuta la laurea honoris causa in architettura navale. Il suo entusiasmo, la passione e la dedizione sono state d'ispirazione per tutti noi e per me che l'ho avvicendato al timone dell'azienda dopo essere diventato costruttore navale e aver conseguito la laurea ad honorem in ingegneria navale. Ora è il turno di mio nipote, Alessandro Dellapasqua, trent'anni, una laurea in ingegneria navale e tanta voglia di proseguire la tradizione di famiglia. Il futuro è lui. È il mio braccio destro qui in cantiere, dove bisogna saper fare tutto, sta imparando tutto quello che gli serve e che non c'è scritto sui libri di scuola.
Quella firmata DC è una gamma completa, fondata su ben collaudati cardini progettuali, che puntano molto sulla marinità e sulla sicurezza. Di tutti i modelli, qual è il più rappresentativo della filosofia del cantiere?
Durante il periodo in cui c'era papà al timone, non ho dubbi: il DC9 è quello che ha fatto la storia della nautica. Poi, negli anni '80, con il mio ingresso in cantiere, inizialmente nel settore vetroresina, ho messo a punto i modelli a livello strutturale. Negli anni '90, sono passato in produzione e mi sono occupato dell'aspetto estetico e degli interni. Dal 2000 mi sono dedicato ai modelli Elite, la nostra gamma sportiva, che mi ha dato grandi soddisfazioni. Sono barche polivalenti: da diporto, professionali e da corsa.
Uno sguardo generale sul comparto. Dopo anni difficili, la nautica sembra ora dare segnali incoraggianti...
Più che segnali incoraggianti forse è che la politica si è dimenticata del settore della nautica, evitando così di fare danni. Per quanto ci riguarda andiamo avanti con la serietà , l'entusiasmo e la passione che ci contraddistingue da sessant’anni.
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