Con l’acquisizione nel 2021 dello storico brand Cantieri di Pisa da parte di Enrico Gennasio inizia un nuovo capitolo della sua storia, che si spera ponga fine agli ultimi anni decisamente complessi passati tra acquisizioni, trattative e concordati. Il cantiere quest'estate - tra maggio e settembre - ha presentato il progetto del nuovo Polaris 48 insieme a quello del Saturno 56 e dell’Akhir 44. E ha anche annunciato la vendita di uno yacht custom di 37,50 metri.
Polaris, Saturno, Akhir sono quindi le tre parole che segnano il rilancio dei Cantieri di Pisa. Più precisamente, sono le tre linee in cui si declinerà la produzione del cantiere a cui poi si affiancherà anche una divisione custom. Il cantiere riparte dunque con un programma ricco e ambizioso.
“Le tre linee presentate sono barche dal carattere forte e sempre molto riconoscibili. Tutta la nostra gamma ha una forte identità di brand. Questo per me è fondamentale. Il nostro business plan non prevede di realizzare 100 barche l'anno, ma poche barche importanti” sottolinea Marco Massabò, Ceo del cantiere.
Insomma, tanti progetti, tutti concreti e intanto cominciamo a scoprire il primo superyacht del tridente appena annunciato, il Polaris 48, lungo appunto 48 metri e largo quasi 9.
Per prima cosa partiamo dalla definizione che il cantiere dà di questo yacht (e della gamma Polaris in genere): un voyager. È quindi uno “yacht viaggiatore”, con grandi autonomie e aree per lo stivaggio, ma anche con ambienti esterni estremamente ampi, versatili e interni ricercati.
Le linee esterne di questo yacht sono di Antonio Luxardo, chief designer del cantiere. L'ingegneria, invece, è di Optima Design, mentre l’interior design è stato progettato dallo studio Parisotto + Formenton.
Elementi caratterizzanti dello yacht sono le due terrazze di poppa dell'upper e del main deck: più che ampi, gli spazi qui sono enormi. Sul main deck, per esempio, le aree giorno (salone interno e terrazza) raggiungono i 200 mq, di cui 150 sono all’aperto; e altri 150 mq si estendono sulla terrazza dell’upper deck.
Come i classici explorer è previsto che il main deck ospiti anche i vari tender, toys, rescue boat ecc, ma la differenza è che il piccolo ponte aperto alle spalle della timoneria è sostituito dall’ampia terrazza dell’upper deck, che garantisce grandi spazi esterni vivibili anche in navigazione.
Il Polaris 48 reinterpreta dunque gli yacht da viaggio pur rimanendo sotto le 500 GT e allontanandosi anche dai tratti tipici degli explorer, rivelando un look aggressivo e originale, che pone l’accento su spazi esterni versatili.
Dal punto di vista progettuale il team è partito dall’ottimizzazione di pesi, carena e appendici. Come spiega Antonio Luxardo, chief designer di Cantieri di Pisa e cofondatore, insieme a Michele Zignego, di Optima Design che ne ha seguito l’ingegnerizzazione: “Abbiamo lavorato su una carena nuova che è anche parte integrante del design, vedi l'estetica della particolare prora wave piercing”.
Polaris 48 è realizzato in acciaio e alluminio e si sviluppa su tre ponti. Il layout proposto è tradizionale, ma naturalmente... armatore che arriva layout che cambia, e lo scafo in acciaio rende molto flessibile la scelta del layout.
Il lower deck è dedicato alle quattro cabine ospiti e a quelle per l’equipaggio (otto posti letto). Il main deck, invece, oltre al salone ha una cabina vip e la suite armatoriale, mentre l’upper deck è organizzato con zona pranzo interna, wheelhouse e cabina del comandante.
I motori sono due Man V12 da 1650 cv che, secondo quanto calcolato dal cantiere, portano a un’autonomia di circa 4.000 miglia navigando a 10 nodi, mentre la velocità massima è di 16 nodi.
Non manca ovviamente anche il risvolto "green", perché il cantiere sta anche portando avanti ricerche per proporre una propulsione ibrida in alternativa alla motorizzazione tradizionale.
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Lo yacht è sempre di più un “luogo” e sempre meno un “mezzo”. Negli anni si sono via via trasformate le esigenze legate al vivere le proprie vacanze, il proprio tempo libero a bordo. E se fino a qualche anno fa la funzione “mezzo” sovrastava quello del “luogo”, oggi i rapporti si sono quasi invertiti.
E da qui la fuga in avanti per progettare yacht sempre più confortevoli da vivere, sempre più luminosi, sempre più spaziosi, sempre più simili a ville di lusso, sempre più a contatto con il mare.
Architetti e designer hanno introdotto nuovi standard a cui l’architettura navale si è adeguata grazie anche a uno sviluppo tecnologico che gli ha concesso di farlo. E che si sia a favore o meno di questa trasformazione tanto è. Il mercato oggi è questo e come ha detto Pirandello, “guai a fermarsi in una sola realtà”.
Il nuovo Benetti 44 Class è uno yacht che non estremizza una delle due posizioni, ma le asseconda entrambe con equilibrio. La villa extra comfort (il luogo) va a inserirsi in un superyacht (il mezzo), che come dice il cantiere, “nasce per garantire lunghe e sicure navigazioni intorno al mondo per settimane, per mesi grazie alla perfezione dello studio dei layout, dei flussi di bordo, della grande capacità di stivaggio e dell’attento studio funzionale di ogni dettaglio”.
Il progetto è il risultato della collaborazione del cantiere Benetti con Giorgio Maria Cassetta, che si è occupato del design di esterni e interni.
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I quattro ponti su cui si sviluppa lo yacht hanno un layout abbastanza classico, con il lower deck dedicato alla zona notte degli ospiti e a quella dell’equipaggio, mentre la parte esterna vede a poppa il beach club “a filo d’acqua” preceduto dal garage con l’accesso dalla murata sinistra.
Sul main deck, nella zona poppiera, oltre a pozzetto e salone c’è la cucina. L'area prodiera è invece tutta per la suite armatoriale.
Salendo ancora di un ponte si arriva all’upper deck, dove c'è la postazione di pilotaggio e la cabina del comandante al centro; alle loro spalle un living che si allunga all’esterno verso poppa su una terrazza con area pranzo e conversazione.
A prua una grande zona open air con piscina, divani e prendisole. Infine il Sun Deck: 102 mq dedicati al sole e al relax con american bar e un’altra zona dining.
L’armatore della prima unità ha acquistato lo yacht ancora prima che Giorgio Maria Cassetta finisse il progetto e ha chiesto una modifica al layout, in modo da avere non 5 ma 6 cabine ospiti. Lo yacht sarà pronto per febbraio 2025.
Nei render che vi mostriamo, Giorgio Maria Cassetta ha proposto soluzioni moderne e informali per l’interior design, con colori chiari, tessuti materici e finiture in acciaio. Il risultato è un'eleganza sobria, dove si è lavorato molto sui dettagli senza appesantire gli ambienti e la loro funzionalità.
La straordinaria luce naturale, assicurata dalle grandi vetrate, è protagonista a bordo e, complici le scelte cromatiche, viene ulteriormente esaltata.
Da sottolineare l’uso dei legni di bordo che sono certificati FSC, provenienti quindi da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali.
Sul fronte del comfort oltre gli spazi, anche l'insonorizzazione è di alto livello, con minime vibrazioni grazie a pavimenti e paratie flottanti e giunti elastici alle trasmissioni, mentre l’impianto di condizionamento e di purificazione dell’aria prevede sei cicli all’ora.
In sala macchine due Man da 1.400 cavalli garantiscono una velocità massima di 15 nodi e 4.100 miglia nautiche di autonomia alla velocità di 11 nodi.
Lunghezza f.t. | 44,06 m |
Larghezza | 9,16 m |
Immersione | 2,31 m |
Dislocamento a pieno carico | 340.000 kg |
Stazza lorda | 470.000 kg |
Cabine | 5 / 6 |
Motori | 2x1400 cv |
Autonomia | 4.100 mn a 11 nodi |
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Il cantiere Arcadia ha sempre puntato su yacht particolari e di nicchia; una politica precisa che gli ha permesso di farsi conoscere rapidamente nel mondo del diporto fin dal suo esordio nel 2008, fra l'altro in tempi di crisi economica. E con il suo nuovo motoryacht di 29 metri - l'Arcadia A96 - ha puntato su una radicalizzazione del concetto “In&Out”.
Da qualche anno a questa parte, uno dei leitmotiv imperanti - e spesso anche abusati - fra moltissimi cantieri per la presentazione dei i loro nuovi yacht è “lo stretto rapporto con il mare” che si può percepire a bordo.
Ma sull'Arcadia A96, che è lungo 29 metri fuoritutto, ma ha lo scafo di 24,95 metri che non lo fa sconfinare nella più onerosa sfera dei superyacht, il cantiere è invece riuscito a proporre davvero qualcosa di particolarmente connesso con il mare. Come? Ha creato due saloni (sul main e sull’upper deck) che si trasformano entrambi in un patio, grazie a paratie vetrate che scorrono e si “impacchettano” fino a scomparire.
Il risultato è che i saloni hanno tre lati totalmente aperti: le pareti vetrate laterali del salone sul main deck sono lunghe 7 metri e, una volta aperte, trasformano l’ambiente in una zona interna ma all’aperto, dove godersi la brezza e la vista sul mare.
Concept e design esterno dell’A96 sono di Arcadia Yachts, mentre gli interni su questa unità sono progettati dallo studio Lobanov Design.
Questa è la numero 1 (finora ne sono state vendute tre) e Arcadia realizza sempre la prima "on spec" in modo che rappresenti in tutto e per tutto l’identità del cantiere.
Anche su questo modello sono previsti (ma opzionali) i pannelli solari, una delle caratteristiche distintive del cantiere fin dalla prima ora.
È un bell’impianto di circa 4,5 kW, che può andare ad alimentare il sistema silent mode (anche lui opzionale) e garantisce fino a 8-9 ore di energia a bordo in modalità silent.
L’A96 si sviluppa su tre ponti ed è uno yacht decisamente voluminoso (125.000 kg a pieno carico). È largo ben 8 metri e regala 400 metri quadrati vivibili in gran parte all’aperto.
A poppa del lower deck, per creare una grande zona ospiti a sfioro sul mare, si è rinunciato al garage (tender e toy in navigazione sono sull’upper deck a prua, movimentati da una gru), in compenso ci sono solo tre gradini a separare la beach area dal pozzetto. Inoltre, visto che lo spazio non basta mai, si possono anche spalancare le murate sul mare.
Sul lower deck è anche concentrata, a centro barca, la zona notte per gli ospiti, con 4 cabine (2 Vip e 2 doppie).
A prua c’è l’area dedicata all’equipaggio (per un totale di 5 persone); anche in questo caso Arcadia ha fatto un bel lavoro, riuscendo a creare su un 30 metri percorsi ospiti e crew separati sui tre ponti.
I grandi volumi hanno permesso di avere sul main deck, a prua del salone, una suite armatoriale a tutto baglio, una soluzione non comunissima su motoryacht intorno ai 100 piedi.
Sull’upper deck, infine, ci sono salone e wheelhouse, mentre a poppa all’esterno si può godere di una terrazza con dining e prendisole. A prua c'è invece una zona versatile, che in navigazione è adibita alla sistemazione di toy e tender ma, una volta in rada, vengono messi in acqua così da lasciare spazio alla formazione di una lounge molto discreta.
E arriviamo alle performance di questo yacht, che poggia su una carena semi dislocante ed è costruito in vetroresina con rinforzi in carbonio (gran parte delle sovrastrutture sono realizzate in infusione).
Le configurazioni motore previste montano 4 Volvo Penta D13 da 1.000 cv Ips (1050/1200/1350). Con la più potente, che significa 4.000 cv rinforzati da altri 1400 che si guadagnano nominalmente coi quattro pod Ips1350, l'Arcadia A96 raggiunge i 24 nodi di velocità massima, anche se va sottolineato che lo scafo è ottimizzato per navigare a una velocità di crociera di 15 nodi (con un consumo di 24 l/miglio).
L’esemplare n. 1 monta il sistema Assisted Docking di Volvo Penta, che facilita le manovre e le operazioni di ormeggio, mentre Garmin ha sviluppato con Arcadia il Surround View Camera System, che è un sistema di visione a 360° che permette di “costruire” l’immagine dell’imbarcazione dall’alto attraverso la cosiddetta vista “bird’s eye”.
Grazie alle 6 telecamere installate nello scafo, il sistema di Garmin è in grado di trasmettere informazioni in tempo reale sull’acqua libera intorno all’imbarcazione e la distanza da eventuali ostacoli.
Le pinne stabilizzatrici Waveless Stab di CMC Marine completano la dotazione tecnologica dell'Arcadia A96 e possono essere usate sia in navigazione sia all’ancora.
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Il prezzo dell'Arcadia A96 parte da 9,9 milioni di euro. Naturalmente questo è un prezzo di base, che può variare anche di molto a seconda delle scelte dell'armatore sul fronte delle personalizzazioni sia tecniche sia negli arredi.
Il vantaggio è che l'A96, con la sua lunghezza fuoritutto di 29 metri e una carena appena sotto i 24 metri, è praticamente un superyacht senza essere un superyacht nei termini di legge, quindi non ha tutti gli oneri che una nave da diporto richiede non solo in termini di registrazione ma anche di gestione, che deve rispondere a una precisa normativa.
Lunghezza f.t. | 29,07 m |
Lunghezza al galleggiamento | 25,18 m |
Lunghezza scafo | 23,95 m |
Larghezza | 7,92 m |
Immersione max | 1,80 m |
Dislocamento a pieno carico | 125.000 kg |
Stazza | 214 Gross Tonnage |
Serbatoio carburante | 12.700 l |
Serbatoio acqua dolce | 2.000 l |
Serbatoio acque grigie | 750 l |
Serbatoio acque nere | 700 l |
Motori | 4x1.000 cv Volvo Ips1.050 (std.), 1.200 e 1.350 (opt.) |
Generatori | 2x35 kW - 50 Hz |
Energia pannelli solari | 4,5 kW |
Aria condizionata | 214.000 btu/h |
Cabine / Posti letto | 5 / 10 |
Cabine / Posti letto equipaggio | 3 / 5 |
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Ecco i primi render del nuovo Sirena 42 Metri, imbarcazione che segna l’ingresso del cantiere turco nel mondo dei superyacht e che rientra in una gamma in cui sono compresi altri due progetti: il 35 Metri e il 50 Metri.
Con un bel salto in termini di taglia, dunque, Sirena Yachts ora affianca nuovi super e gigayacht dislocanti costruiti in acciaio e alluminio alla sua gamma storica di imbarcazioni in vetroresina tra i 16 e i 27 metri.
Una strategia precisa quella seguita dal cantiere, come ci spiega Ali Onger, Chief Operations Officer: "Vogliamo diventare il cantiere di riferimento in grado di soddisfare le esigenze dei clienti dal Sirena 48 in su. I grandi marchi non costruiscono più imbarcazioni così piccole, ma qualcuno deve essere in grado di fornire barche che permettano agli armatori di ‘iniziare’ il loro viaggio. In questo modo, possiamo fornire lo yacht giusto per ogni fase della vita nautica del cliente".
Ma torniamo al Sirena 42 metri, che è già in costruzione e il cui progetto degli esterni e del layout interno è stato affidato a Luca Vallebona, mentre l’interior design è a opera di Hot Lab. L’architettura navale è invece di Van Oossanen.
Partiamo subito dagli aspetti più originali del progetto. Su questo 42 metri di Sirena Yachts è stato rielaborato il concetto di suite armatoriale, un luogo dove interni ed esterni si amalgamano in un esclusivo ambiente privato.
Un’enorme porta scorrevole funge da cerniera tra la cabina e il patio privato con piscina e permette di creare uno spazio unico, o meglio un’oasi di riservatezza unica, protetta da alte murate.
Una scala dalla particolare forma organica connette questo patio con l’upper deck e le sue zone “social”, dove spicca l’enorme divano-prendisole che sfrutta quasi totalmente la larghezza dello yacht.
Molto suggestiva è anche l’impostazione dell'area poppiera che vede il salone, il pozzetto, il beach club e tutto il mare a seguire in una serie di ambienti strettamente concatenati tra loro, con la possibilità di separarli o mantenerli in una successione unica.
Gli ospiti possono gradualmente passare dal salone interno a un pozzetto ben riparato e ombreggiato; scendendo pochi gradini, poi, possono arrivare al beach club con la sua piscina incastonata al centro di un pozzetto ulteriormente ampliabile dalle murate abbattibili.
E ancora, a un livello leggermente inferiore, si può raggiungere la spiaggia di poppa a tutto sole e a sfioro sul mare.
Quella che vedete nei render è solo una delle soluzioni di interior design proposte da Hot Lab, ma naturalmente, la personalizzazione è di casa.
Anche per l’impianto generale del layout interno Luca Vallebona ha studiato alcune opzioni. Nella photogallery avete visto quella con suite armatoriale sul main deck e grande salone senza zona dining, ma le alternative esistono: la master cabin, per esempio, può spostarsi sull’upper deck dando così la possibilità di riorganizzare con zona dining e altre aree ospiti il main deck.
In tutto sono sei le cabine previste, di cui cinque concentrate tutte a centro barca sul lower deck. A queste si aggiungono altri nove posti letto per l'equipaggio.
Per la realizzazione dei suoi superyacht, Sirena ha da poco aperto un nuovo cantiere a Yalova, vicino a Istanbul, che gli permetterà di varare le barche direttamente dal capannone (il suo cantiere originale, dove oggi si producono le barche più piccole, è più all’interno, a 25 minuti dal mare).
Sul sito ufficiale di Sirena Yachts non ci sono dati tecnici dichiarati, ma da una ricerca in rete fra gli operatori di vendita di yacht e superyacht emergono le prime informazioni e si evidenzia anche che il Sirena 42 Metri potrà essere consegnato dal terzo trimestre 2026 al prezzo di 23.950.000 euro.
Per la sua carena dislocante, la barca non ha bisogno di enormi quantità di cavalli per essere spinta, quindi i motori previsti sono due Man V12 da 1.450 cv per poter raggiungere i 15 nodi di velocità massima stimata e i 10 di velocità di crociera.
Lunghezza f.t. | 42,20 m |
Immersione | 2,5 m |
Dislocamento | 434 Gross Ton |
Materiali di costruzione | Acciaio (scafo) e alluminio (sovrastruttura) |
Tipo carena | Dislocante |
Motori | 2x1450 cv |
Velocità massima stimata | 15 nodi |
Velocità di crociera stimata | 10 nodi |
Cabine | 6 |
Alloggi equipaggio | 9 posti letto |
Clicca ed entra nel sito ufficiale di Sirena Yachts (sito in inglese)
Leggi anche il nostro articolo sul Sirena 48, il nuovo 16 metri presentato come novità 2024
La velocità è nel Dna di Victory Design, che ha iniziato la sua attività con le barche da corsa, quindi i 100 nodi a cui ambisce con il Bolide 80 non sono certo un limite invalicabile.
Lo studio collabora con molti cantieri di caratura internazionale, dai produttori di barche ad alte prestazioni a quelle super lusso, come Pershing, Bertram, Crn, Riva, Cantieri di Sarnico, Colombo, Apreamare, Alen Yachts, Ferretti e molti altri. E ora ha finito di realizzare “in house” uno yacht molto ambizioso: Bolide 80.
Il nocciolo di questo progetto - lo dice il nome stesso Bolide - sono le prestazioni. Bolide 80 vuole infatti essere lo yacht più veloce al mondo e il capostipite di una gamma declinata tra i 60 e i 170 piedi, i cui esemplari saranno realizzati in edizione limitata e numerata.
La visione di Brunello Acampora, fondatore di Victory Design e progettista dei Bolide, è ambiziosa: proporre modelli di imbarcazione simile a una hypercar ad alte prestazioni, che fondano design e tecnologia, materiali classici e futuribili all’insegna dell’unicità.
“Si tratta di veri gioielli da collezione, costruiti su misura, non in serie, dove ogni yacht è un esemplare unico ed esclusivo”, conferma Acampora.
Bolide 80 è un 24 metri full carbon capace di navigare, secondo i dati rilevati dal cantiere, a oltre 55 nodi di crociera e con una velocità massima di 75 nodi, con tre motori Man V12 da 2.000 cv, forniti da Ranieri & Tonissi, importatore del brand tedesco e partner tecnologico di Victory.
Le prestazioni e la tenuta di mare sono garantite dalle carene Victory, una garanzia in termini di stabilità e performance. L'opera viva nasce infatti su un'architettura "multi-stepped", che genera un'emulsione di acqua e aria su cui scivolare meglio, ottenendo così una riduzione della resistenza a favore di più velocità con meno sforzo dei motori.
Ma pilotare questa hyperboat diventa esaltante anche grazie ai due timoni indipendenti, che lavorano come nei sistemi con i foil, per gestire la barca in modo sicuro anche a velocità elevate.
La trasmissione e la correzione d'assetto sono invece raggruppate in un unico sistema brevettato e già sperimentato nelle competizioni nautiche più dure, e si chiama T-Drive by Flexitab & TS. È un sistema che integra i flap in composito (sempre di Flexitab), per fare in modo che le tre eliche di superficie trovino automaticamente, e soprattutto in maniera costante, l’angolo di trim ideale.
Con Brunello Acampora, fondatore di Victory Design, e Massimo Bruni, direttore tecnico, andiamo alla scoperta di questa hyperboat, varata di recente e ora in navigazione in Mediterraneo in attesa di essere ufficialmente presentata al pubblico al Salone Nautico di Monaco 2023 a fine settembre.
Iniziamo subito col chiedervi come è andato questo varo, come ha risposto la barca?
M.B. La barca ha superato tutti i target di progetto sia in termini di velocità massima – oltre 70 nodi – sia di velocità di crociera e andature intermedie. Le prove di evoluzione hanno confermato la perfetta manovrabilità e il totale controllo dell’imbarcazione a tutte le velocità, grazie all’innovativo sistema dei timoni con diedro e al sistema di steering attivo fornito da Xenta. Il primato, non ufficiale, di yacht più veloce del mondo è stato conquistato immediatamente e senza sforzo!
B.A. Già dopo il primo shake down di marzo Bolide aveva confermato la bontà di tutti i contenuti tecnici. Planata eccezionale, velocità di crociera di 55 nodi senza sforzare e abbiamo visto subito velocità vicinissime ai 75 nodi. Ovviamente, essere lo yacht più veloce del mondo sin dalla prima planata è un bell’incoraggiamento!
Ma come è nata la decisione di costruire “in house” Bolide 80?
B.A. Victory Design è una struttura di design e progettazione e da 35 anni porta avanti solo progetti che, a vario titolo, possono essere definiti “dirompenti”. Abbiamo sempre realizzato prototipi e pre-serie, sia per ampliare le nostre conoscenze sia perché, molte volte, quello che progettiamo è talmente innovativo che il prototipo dobbiamo costruircelo per forza noi!
M.B. Crediamo nel “total design”, ovvero seguire i progetti in tutti gli aspetti, considerandoli come qualche cosa di organico e interconnesso. Abbiamo infatti in passato costruito imbarcazioni da competizione e imbarcazioni militari e componentistica molto specializzata.
Quali sono le sfide più significative dal punto di vista costruttivo di Bolide 80?
B.A. Uno scafo di queste dimensioni interamente in carbonio e resina epossidica, tutto sottovuoto in infusione è complesso quasi come uno scafo di Coppa America. I processi di qualità sono inediti nel mondo della nautica da diporto, allineati a standard militari e talvolta vicini a quelli aeronautici. Bolide pesa solo 30 tonnellate, la metà di un 80 sportivo equivalente!
Perché dite che Bolide 80 consuma meno di barche della stessa categoria?
B.A. L’attenzione maniacale al controllo dei pesi, la carena con redan più grande del mondo, le speciali trasmissioni di superficie frutto di decenni di esperienza della Flexitab e della TS. Anche il lavoro con Progetto Elica sta portando buoni risultati, sebbene il mondo delle eliche di superficie rimane tutto da esplorare. E poi il brevetto dei timoni con diedro e controllo indipendente, che funzionano come dei foil: tutto ciò rende Bolide il monocarena planante più efficiente del mondo; e i consumi al miglio lo confermano.
M.B. Bolide è un'imbarcazione che è stata progettata senza alcun compromesso, tutte le aree del progetto sono state sviluppate per raggiungere la massima efficienza. La carena è stata progettata con l’ausilio dei sistemi più avanzati di fluidodinamica computazionale; la propulsione è stata sviluppata con soluzioni inedite. La realizzazione dell’intera imbarcazione in fibra di carbonio prodotto con tecnologie e processi all’avanguardia; gli arredi sono progettati all’insegna della ricerca della massima leggerezza senza rinunciare al confort di bordo.
Una squadra la vostra che ha riunito molti partner di spessore…
B.A. È una squadra molto complessa e di grande valore. Persico, che ci ha affiancato nella parte critica del composito fornendo personale specializzato nella lavorazione del carbonio e attrezzature di altissimo livello, ha portato un grande valore aggiunto, ma anche la Ranieri & Tonissi con questa edizione dei tre V12 Man, e poi le nostre trasmissioni realizzate grazie al sodalizio tra Flexitab e TS e la dedizione di Luca Olivari nella messa a punto di strutture molto innovative, oltre alla nostra esperienza trentennale nelle carene con step, ci hanno garantito una piattaforma tecnologica imbattibile. Ma per tutta la parte che riguarda il lusso e il comfort di bordo, la presenza di Stefano Faggioni ha fatto certamente la differenza: gli interni di Bolide, interamente in pelle sellata a mano e fibra di carbonio a vista, sono destinati a far scuola. Sebbene la maggior parte delle componenti siano progettate e realizzate su misura, il rapporto con tutti i fornitori - dei veri e propri partner - ha consentito di avere il lusso di un prodotto ‘custom’, con l’affidabilita’ e le garanzie di una normale barca di serie. Per esempio Microtex ha realizzato rinforzi tarati sulle nostre esigenze specifiche, perché si fa presto a dire carbonio: la fonte e il metodo di produzione portano ad avere valori di resistenza meccanica differenti.
M.B. Per le anime sono state scelte anime ad alta densità e certificate per la resistenza agli impatti e alla fatica con variazione delle densità in funzione degli specifici carichi. particolare attenzione è stata prestata nella sagomatura delle anime, che grazie al contributo dei laboratori Diam, ha permesso di ottimizzare la posa in opera e la qualità del manufatto.
Quali sono le caratteristiche principali del disegno di questa carena multi-stepped e come siete arrivati alla sua definizione?
B.A. I nostri strumenti principali sono l’esperienza e l’intuizione, secondo la scuola di Sonny Levi, nostro maestro. Poi ovviamente siamo degli avidi consumatori di CFD e lavoriamo con alcuni dei migliori esperti del mondo, tra cui spicca il celebre Mario Caponnetto. I nostri algoritmi ci aiutano a mettere a punto geometrie innovative in modo generativo, che poi però testiamo e adottiamo solo quando siamo certi del risultato al vero.
E quali sono le caratteristiche principali del T-Drive by Flexitab & TS con flaps in composito?
M.B. L'apparato propulsivo è il sistema che permette di trasformare la potenza dei motori in spinta utile per l’imbarcazione, dunque è fondamentale al pari delle gomme per una macchina di formula 1. T-Drive by Flexitab & TScè stato sviluppato e analizzato congiuntamente alla carena alla CFD al fine di meglio integrare la parte meccanica alla fluidodinamica specifica di Bolide. I flap in composito, brevetto Flexitab, garantiscono una particolare efficacia nel funzionamento abituale aggiungendo una funzionalità che i flaps tradizionali non hanno, ovvero quella di poter alzare la prua dell’imbarcazione nelle andature che lo richiedono.
La sala macchine, il cuore tecnologico di questo yacht, come è stata progettata, che caratteristiche particolari ha?
M.B. Avendo un grande cuore pulsante, ed essendo centrale nella vita dell’imbarcazione stessa, Bolide 80 ha bisogno di tre accessi alla sala macchine: un grande cofano sotto il prendisole di poppa ci permette di accedere alla zona poppiera del vano macchine, due accessi nel pozzetto permettono l’ispezione delle sofisticate attrezzature poste a prua dei motori laterali. La caratteristica principale di Bolide 80 è certamente quella di avere tre motori con il centrale posizionato a pruavia dei motori laterali in modo da concentrare le masse verso il centro barca e ottenere un’ottimale risposta dinamica dell’imbarcazione riducendo il momento di inerzia polare.
B.A. I tre Man sono posizionati per ottenere la migliore distribuzione dei pesi e un livello accettabile di accessibilità per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Tutta la sala macchine è stata progettata con l’aiuto di ingegneri esperti come Marco Plicchi e il continuo monitoraggio dei tecnici di Ranieri e Tonissi. Di particolare pregio il complesso sistema di scarico, progettato e realizzato da Meeveco.
La prossima “grande” del brand Custom Line sarà un 50 metri e sarà una sofisticata nave da diporto realizzata interamente in alluminio. La vedremo in acqua nel 2024.
Partiamo dai numeri: la nuova Custom Line Navetta 50 sarà lunga 49,49 metri e larga 9,60. Sarà sotto le 500 GT e si svilupperà su 4 ponti. Cinque le cabine per gli ospiti e nove i membri dell’equipaggio a bordo.
Artefici di questo nuovo progetto sono il Dipartimento Strategico di Prodotto e la Ferretti Group Superyacht Yard Engineering.
Insieme a loro hanno lavorato Filippo Salvetti, per il design degli esterni, e lo studio ACPV Architects Antonio Citterio Patricia Viel, che ha firmato l’architettura progettuale e il design degli interni.
Custom Line Navetta 50 è un'imbarcazione in cui, come spiega Filippo Salvetti "La combinazione di forme scolpite e i tratti quasi stilizzati le attribuiscono dinamismo e forza, ma allo stesso tempo preservano la sua anima classica ed elegante".
La scelta della costruzione in alluminio sia per lo scafo sia per la sovrastruttura va a riflettersi anche sui consumi: secondo i dati del cantiere, con una differenza di 1/3 di peso rispetto all’acciaio, permette un risparmio dei consumi attorno al 10-15%.
A bassi regimi e alla velocità di crociera prevista per questa navetta di 50 metri, si ottiene l’efficienza migliore con un incremento di autonomia stimato attorno al 10-15% di miglia nautiche in più.
Questi render della Navetta Custom Line 50 mostrano bene quanto siano ampi e vivibili gli spazi esterni, che sono concepiti come terrazze a picco sul mare.
Sul ponte sole, oltre alle due zone all’aperto di prua e di poppa, ci sono 70 metri quadrati coperti con zona dining e american bar. A poppa è possibile avere una vasca idromassaggio.
Interessante è l’integrazione tra la beach area e la lounge a poppa del ponte principale, realizzata attraverso la piscina rettangolare
E passiamo a scoprire gli interni. Spiega Antonio Citterio: “La sfida nella nautica riguarda soprattutto le dimensioni, ogni spazio ed elemento di arredo deve essere progettato e disegnato 'su misura', integrando e mettendo in relazione in spazi ridotti criteri compositivi, funzionali ed ergonomici con soluzioni tecniche, impiantistiche e strutturali”.
A bordo di Custom Line Navetta 50 la suite armatoriale è a prua dell’upper deck e ha influenzato tutto il layout di bordo. Imponente la vetrata a tutta altezza sui tre lati della suite. Da qui l’accesso a una terrazza privata a prua con lounge e solarium.
Dice Patricia Viel: "Nella suite armatoriale, completamente full beam e a prua del ponte upper deck, lo spazio della cabina si svuota e si moltiplica, lasciandosi a poppa i volumi contenitivi e tecnici e gli ambienti accessori. Letto e testata freestanding vengono posizionati al centro del volume a dominare centralmente, dalle grandi vetrate verticali, uno spettacolare panorama esterno, completo di private lounge e sunset solarium”.
Nel progetto di questa navetta di 50 metri, la forte connessione tra interno ed esterno ricorre in tutti gli ambienti ed è percepibile soprattutto nei saloni main deck e upper deck, nonché nella suite armatoriale.
“Questa relazione interspaziale è raggiunta – spiega Patricia Viel - non solo grazie all’uso di grandi vetrate verticali a tutta altezza, ma è esasperata dall’uso ricorrente di superfici lucide e riflettenti, soprattutto in prossimità delle murate, dove ancora più forte è il rapporto sensoriale con lo specchio d’acqua circostante. La sensazione risultante è quella di trovarsi in una private island galleggiante in mezzo al mare”.
Prosegue Patricia Viel: "Sulla Custom Line Navetta 50 abbiamo utilizzato linguaggi diversi a seconda che ci si trovi nello scafo, o nella sovrastruttura. Nelle cabine ospiti al lower deck molti elementi di arredo e i volumi contenitivi e tecnici si addossano alla murata, integrandosi nel disegno dello scafo e lasciandone leggere la sezione tipica trasversale. Nei saloni ai ponti superiori le murate si alleggeriscono, i volumi contenitivi si arretrano dal perimetro per lasciare spazio alle vetrate, facendo entrare più luce e panorama possibile".
Scopri anche la Custom Line 106 nel nostro articolo
Sono stati diffusi i primi rendering del nuovo Azimut Grande 26 Metri, che debutterà a settembre al Cannes Yachting Festival 2022. È uno yacht capace di ridefinire gli spazi grazie a un'innovativa visione tra design, ingegnosità progettuale e intuizione tecnologica. Cuore del progetto, infatti, è il pozzetto con la sua "Fold-Up Sea View Terrace".
Il nuovo Azimut Grande 26 Metri è la "piccola", si fa per dire, della famiglia dei grandi motoryacht e superyacht del cantiere piemontese e va a sostituire il 25 metri, portando una grossa ventata di novità alla base della gamma.
Con questo modello, infatti, Azimut Yachts mostra ancora una volta come spazio e versatilità siano ormai il terreno su cui confrontarsi per conquistare nuovi e vecchi armatori, che oggi puntano sempre di più a una vita a bordo in ambienti esclusivi, ma sempre più a contatto con il mare.
Ed ecco che Azimut sfodera una soluzione originalissima, soprattutto per un motoryacht di 26 metri, sia dal punto di vista del design sia tecnologico: la Fold-Up Sea View Terrace.
In pratica il portellone di poppa del garage, quando si apre, ruota verso l’alto fino a diventare una piacevole estensione del pozzetto. In questo modo tutta la zona si trasforma in un palcoscenico sul mare.
Quelli della Fold-Up Sea View Terrace sono metri quadrati preziosi, che sono stati guadagnati per rendere ancora più invogliante e ancora più vicina al mare la permanenza in pozzetto.
Ci sono poi gli elementi d'arredo freestanding e trasformabili, che aggiungono una dose elevata di versatilità al pozzetto: in base ai diversi momenti della giornata può essere vissuto come zona conversazione, relax e dining grazie a un bel tavolo accessibile sui quattro lati.
Lungo 26 metri e largo 6,30, l’Azimut Grande 26 Metri ha una carena semiplanante sviluppata da P.L. Ausonio insieme al dipartimento R&S di Azimut. Gli esterni e il concept sono a opera di Alberto Mancini , mentre l’interior design è stato sviluppato dallo studio Achille Salvagni Architetti.
Realizzato secondo le linee del Green Efficiency Program sviluppate dal cantiere, l'Azimut Grande 26 Metri è costruito con un'attenzione particolare al risparmio dei pesi (abbondante l’uso del carbonio), in modo da ottimizzare la potenza propulsiva installata e contenere il consumo di carburante.
È motorizzato con 2 Man da 1.550 cv (opzionali 1.650 cv) con pod drive, altra soluzione parca nei consumi.
Accoglienti, semplici e raffinati sono gli ambienti interni studiati da Salvagni: alla ricerca della pura decorazione ha preferito concentrarsi sulla composizione spaziale, puntando sul gioco di colori e contrasti e su una cura meticolosa dei dettagli. Il salone sul main deck si affaccia sul mare attraverso le enormi vetrate.
A prua del main deck la suite armatoriale ripropone le medesime grandi finestrature del salone. La cabina, nella sua estensione full beam, offre un affaccio sul mare diretto e immenso.
Il flybridge si divide idealmente in due grandi aree: quella di poppa totalmente libera, aperta e dunque allestibile a piacimento, e quella di prua, che è riparata dal top apribile ed è composta da un living, zona pranzo e cucina, oltre che naturalmente dalla seconda plancia di comando.
Il main deck è dedicato a pozzetto, salone e cucina, che si articolano in tre zone distinte. In più, a prua si trova la cabina armatoriale che, nella sua posizione oltre la timoneria, gode della massima privacy.
Sul lower deck, a centro nave, le quattro cabine doppie per gli ospiti e a prua la zona equipaggio accessibile direttamente dalla cucina e dal camminamento laterale.
Lunghezza f.t. | 26,09 m |
Larghezza | 6,30 m |
Immersione max | 1,40 m |
Dislocamento a pieno | 87.000 kg |
Serbatoio carburante | 8.500 l |
Serbatoio acqua | 1.500 l |
Motori Azimut Grande 26 Metri | Std: 2x1550 cv Man Opt: 2x1650 cv Man |
Velocità massima | 28 nodi |
Velocità di crociera | 24 nodi |
Scopri tutta la Grande Collection nel sito di Azimut Yachts
Nel 2020 sul primo esemplare del Benetti Oasis 40M Rebeca abbiamo visto il cosiddetto Oasis Deck, la nuova impostazione dello spazio di poppa, tra beach area e main deck creata dal cantiere di Viareggio.
Ora eccolo integrato anche sul nuovo Benetti Oasis 34M, che è stato varato nei giorni scorsi.
È uno yacht più compatto (si fa per dire; nell'ambito dei superyacht taluni aggettivi vanno interpretati secondo le loro proporzioni) rispetto al 40M e che proprio per questo, la zona poppiera “amplificabile” e versatile diventa ancora più preziosa.
Partiamo col dire che Oasis Deck, espressione coniata (e registrata) da Benetti Yachts, è molto di più di un nuovo modo di identificare un’area a bordo; è una vera e propria impostazione di tutta la zona tra pozzetto del main deck, beach club e salone principale.
Nel 2017 Benetti ha coinvolto sei studi progettuali per ripensarla. Gli inglesi di RWD sono stati quelli che hanno interpretato al meglio l’idea di Benetti, aggiungendoci anche qualcosa in più.
Il risultato lo vedete nell'immagine sopra del Benetti Oasis 34M. Murate abbattibili, piscina infinity, scalinate che vanno al mare, divani, prendisole e due ampie porte scorrevoli a scomparsa che permettono di creare un incredibile ambiente unico in&out, un mix di sole e ombra circondato dal mare.
Leggi anche: Benetti Oasis 40M, un sogno di barca
Esattamente come il 40M, anche l'Oasis 34M è un progetto di RWD, per gli esterni, e di Bonetti/Kozerski per gli interni. L’architettura navale è stata seguita da Plana Design in collaborazione con il reparto R&D di Azimut|Benetti.
Questo superyacht di 34 metri monta due motori MTU 10V 2000 M86 da 1015 kW. A 12 nodi ha un’autonomia di 2.700 miglia e come velocità massima tocca i 16 nodi.
Davvero impressionanti gli spazi esterni. Ecco una carrellata, perfetta per riuscire a immaginare come si vive una giornata di vacanza a bordo del Benetti Oasis 34M.
L’Oasis deck rilegge gli spazi tra main deck e beach club. Le ali abbattibili aumentano lo spazio ma non solo: eliminano le barriere laterali verso il mare e regalano una nuova prospettiva a bordo.
Sull’upper deck del Benetti Oasis 34M la terrazza a poppa è arredata con elementi freestanding, quindi molto versatile, e la lounge a prua ha ampi prendisole e divani rivolti verso il mare.
Il ponte sole è protetto da un hardtop centrale, sotto cui c’è la zona pranzo esterna di questo superyacht di 34 metri.
Tutti gli spazi sono collegati da scale defilate laterali, proprio per non rubare spazio prezioso agli ambienti dedicati agli ospiti.
Ecco come si presenta il salone del main deck una volta spalancate le due porte scorrevoli curve a poppa. Una full-lounge moderna e informale, arredata con elementi dalle forme morbide e fluide.
A bordo del Benetti Oasis 34M lo studio Bonetti/Kozerski ha dato un’impronta leggera e disinvolta. Niente elementi sfarzosi, ma una semplicità apparente dettata dai pochi materiali usati e una palette cromatica limitata.
Vetrate cielo terra nella suite armatoriale a prua del main deck. La suite sfrutta tutta la larghezza dello scafo e può avere un terrazzo abbattibile sulla destra.
Interessante notare anche come cambia l'estensione della vetrata di sinistra in base alla scelta del mobile appoggiato.
La parete dove poggia il letto fa da divisorio con un bagno con lavabi a giorno e box separati per toilette e doccia.
Nel salone dell’upper deck del Benetti Oasis 34M ecco la zona dining e una pantry collegata alla cucina del main deck con un montavivande
È tutto dedicato agli ospiti il ponte inferiore del Benetti Oasis Deck 34M. Si articola in due cabine Vip e due doppie,a cui segue la zona equipaggio.
Le aree di servizio sono distribuite in modo molto funzionale, con cucina e pantry principale sul main deck e cabina comandante sull’upper. Tre cabine equipaggio e crew mess sul lower.
Lunghezza f.t. | 34,36 m |
Larghezza | 7,7 m |
Immersione a pieno carico | 2.03 m |
Dislocamento a pieno carico | 200.000 kg |
Cabine ospiti Benetti Oasis 34M | 5 |
Cabine equipaggio | 4 |
Autonomia a 10 nodi | 2.700 mn |
Scopri anche il Benetti Motopanfilo 37M nel nostro articolo
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Ecco i primi rendering del Widercat 92, il nuovo catamarano in costruzione da Wider. È lungo 28 metri e sfiora i 550 metri quadrati di spazi vivibili. La propulsione sarà ibrida e promette autonomie sorprendenti.
Un nuovo mega catamarano è in arrivo da Wider nella fascia degli yacht a motore da 25 a 30 metri e sarà a propulsione ibrida. Il cantiere marchigiano è già avvezzo alle soluzioni ibride, tanto che nel 2015 ha varato il Wider 150 e nel 2019 il Wider 165.
E ora anche il Widercat 92, il nuovo multiscafo di 28 metri di lunghezza per ben 12 di larghezza, di cui Wider ha appena presentato il progetto, va nella stessa direzione in tema di propulsione.
Il catamarano, infatti, avrà un sistema ibrido di serie che, navigando in modalità economica - vale a dire in dislocamento a 8 nodi - gli permetterà di percorrere 1.600 miglia in autonomia, che possono ancora salire a ben 2.400 navigando a 6 nodi.
Widercat 92 potrà comunque navigare anche in planata alla velocità di crociera di 12 nodi e a una punta massima di 15 una volta azionato l’Electric Boost, che spinge lo yacht attingendo l’energia dalle batterie e dal generatore.
È prevista anche la modalità ZEM, Zero Emission Mode. In questo caso il catamarano può percorrere circa 27 miglia nautiche a 6 nodi in assoluto silenzio oppure avere 12 ore di autonomia con le sole batterie in caso di sosta in rada senza ricarica.
Lo scafo n. 1 è già in costruzione e dovrebbe essere varato a inizio 2023. A seguire è prevista la costruzione di altre cinque unità. Il catamarano è realizzato in vetroresina in infusione con parti in carbonio, come i portelloni e la sovrastruttura.
Prezzo? Si parte da 7,8 milioni. Questo primo esemplare di cui vi mostriamo i rendering avrà anche 170 metri quadrati di pannelli solari, montati sul tetto della sovrastruttura e in coperta, per una produzione di picco di circa 25 kW.
Firma il progetto di interni ed esterni Luca Dini, che ha lavorato in collaborazione con il Centro Stile Wider. Il catamarano è lungo 28 metri e largo 12: un colosso su tre ponti dai tratti decisi e dinamici.
Nelle foto, il Widercat 92 con a prua la tipica rete dei catamarani (a destra) e senza.
A bordo è montato un sistema ibrido di serie: due motori elettrici con tecnologia Permanent Magnets di Danfoss Editron da 583 ekW ciascuno, sono collegati agli assi delle eliche, mentre la produzione di energia è affidata a due generatori a giri variabili costituiti da due motori endotermici Fpt della potenza di 390 kW ciascuno.
Trenta le batterie a bordo. Sono del tipo LiFePO4 (Litio Ferro Fosfato), “La scelta di questa chimica delle batterie è stata fatta per prevenire il thermal runaway, in quanto nelle batterie al Litio Ferro Fosfato il punto di incendio è molto più alto (circa 300° C) rispetto a batterie più tradizionali come quelle al NMC (Nichel Manganese Cobalto)” spiegano dal cantiere.
Murate aperte, murate chiuse. La poppa si trasforma in una beach area di 67 metri quadrati. In più, le 2 cabine Vip sul lower deck hanno l’uscita a mare direttamente sulle piattaforme laterali.
Il layout del ponte inferiore nasce con 3 cabine ospiti nella parte centrale e la zona equipaggio a prua. Molto ampie le zone tecniche, così come il garage di 18 mq, dove può essere stivato un tender di 5,5 metri. In totale su questo ponte ci sono 185 mq di spazi vivibili.
100+100 i metri quadrati sul main deck tra gli esterni e gli interni del Widercat 92. Anzi, per la precisione quelli esterni sono 120, mentre i 100 interni sono equamente suddivisi a metà tra salone e suite armatoriale a prua.
Suite frontemare per l’armatore, che attraverso una spettacolare vetrata cielo terra ha anche l’accesso diretto a una lounge esterna a prua.
Il sistema di aria condizionata è supertropicalizzato da 260000 BTU su tutto il Widercat 92 e c'è anche un’unità di trattamento aria.
Centotrentaquattro i mq dell’upper deck. All’esterno a prua la possibilità di una vasca idromassaggio e al coperto una skylounge con zona TV che si affaccia sul pozzetto con l'area pranzo esterna.
Eclettico il sistema audiovideo di bordo: l’armatore può condividere dal suo smartphone qualsiasi tipo di contenuto sui device presenti attraverso codici QR. È prevista anche la modalità party mode per ascoltare la stessa musica in tutti gli ambienti interni ed esterni.
Sul ponte superiore la wheelhouse è contornata da vetri rovesci, come si usa sulle navi da lavoro. Per la navigazione il Widercat 92 si affida all'elettronica di Garmin e a un sistema sviluppato in collaborazione con la multinazionale giapponese Nidec, che permette di gestire in modo molto intuitivo i flussi di energia, grazie a un’interfaccia HMI realizzata in-house da Wider, con una grafica di derivazione gaming.
Lunghezza f.t.
28,04 m
Larghezza
12,00 m
Immersione a pieno carico
1,50 m
Dislocamento a pieno carico
90.000 kg
Serbatoio carburante
10.000 l
Serbatoio acqua
2.000
Motori
2x570 cv in linea d'asse
Banco batterie
360 kW
Gruppo generatori
2x300 kW
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Quello che per anni è stato uno degli sportfly più apprezzati di Riva, il 76’ Perseo, ora si è affilato le unghie e acquisisce la definizione Super portandosi al vertice del suo sviluppo.
Sicuramente una delle evoluzioni più eclatanti e scenografiche che si sono registrate in questi ultimi dieci anni nel diporto è l’uso del vetro, che è sempre più usato sia a scafo sia per le sovrastrutture.
Lo sviluppo tecnologico legato alla sua produzione (con la stratificazione il vetro è diventato un materiale strutturale) ha portato con sé superfici vetrate continue sempre più grandi, di forme diverse, dritte o curve che siano.
Siamo partiti dal vetro per mostrarvi il nuovo Riva 76' Perseo Super, perché i suoi 40 metri quadrati di vetrate tra scafo e sovrastruttura non passano certo inosservati.
Ma andiamo con ordine, il Riva 76' Perseo Super è il restyling del 76’ Perseo a sua volta evoluzione di modelli di successo come Ego Super, Domino e 122’ Mythos.
È un elegante sportfly (altra evoluzione nel settore dei grandi motoryacht con hardtop) al limite dei 24 metri, per l’esattezza sono 23,25 i metri di lunghezza e 5,75 di larghezza.
Il suo layout prevede un salone open space sul ponte principale e la zona notte con tre cabine e la cucina su quello inferiore. Particolare è lo spazio ricavato ai piedi della scala che conduce sul ponte inferiore: è infatti un salottino che può, nella proposta optional di layout, diventare una quarta cabina.
Citazione ormai di rito, e che si ripete a ogni nuovo Riva uscito, è quella relativa alla collaborazione ormai più che collaudata tra Officina Italiana Design, il Comitato Strategico di Prodotto e la Direzione Engineering di Ferretti Group per lo sviluppo del progetto e del design dello yacht.
E per il nostro tour a bordo partiamo proprio dai vetri e dal salone sul ponte principale.
La sovrastruttura appare come una bolla di vetro che racchiude il salone. Leggerissimi i montanti e le strutture che avvolgono l'ambiente interno e catapultano gli ospiti tra mare e cielo, instaurando un rapporto con l’esterno unico. Il tettuccio di cristallo si apre verso prua e più che per la luce, che già abbonda, è utile per arieggiare l’ambiente.
L’immagine rende perfettamente l’idea di quanto a bordo del Riva 76' Perseo Super diventi sottile la distinzione tra esterno e interno. Salone e pozzetto sono uno il proseguimento dell’altro. Alla vetrata a scomparsa di poppa il compito di separare fisicamente ma non visivamente gli spazi
E chiudiamo l’argomento “bolla di vetro” con la consolle di comando che sfrutta l’enorme parabrezza bombato e sfuggente e le finestrature laterali per assicurarsi un'ottima visibilità a tutto tondo.
Lanciato sull’acqua alla massima velocità, il Riva 76' Perseo Super tocca 32 nodi di velocità massima, mentre in crociera naviga a 28 nodi. A bordo sono installati due motori Man in linea d’asse da 1.550 cv, ma se si punta a prestazioni ancora più elevate si può equipaggiare lo yacht con due Man da 1.880 cv e toccare i 37 nodi.
Eleganza sobria e tanta funzionalità in un pozzetto ampio e per nulla ingolfato di elementi, dove i dettagli in mogano e acciai inox rimandano ai Riva più classici. Abbassando il tavolo in teak, che è per 8 persone, la dinette si trasforma in un grande prendisole. Il divano a L in primo piano può essere sostituito con un bancone bar con sgabelli.
Sofà frontemarcia dal design avvolgente e incassato nella sovrastruttura e più avanti un prendisole per l’area relax di prua. Qui tutta l’attrezzatura di coperta per l’ormeggio non è a vista. Da questa foto si nota bene quanto sia “mimetizzato” nelle forme dello scafo il fly: è la presenza delle persone a farcelo scoprire!
Privacy, sole e mare. Lo sportfly è superaccessoriato, quasi sovraffollato, tra prendisole di 4 metri quadrati, divano frontemarcia, seconda consolle di comando con schermo touchscreen da 16” (optional due schermi da 16”) con a lato due divanetti.
A bordo del Riva 76' Perseo Super sono montati i correttori d’assetto interceptor Humphree, utili per semplificare la conduzione e ottimizzare i consumi. Opzionali lo stabilizzatore Seakeeper NG18 e il joystick di manovra Aventics con funzionalità docking mode, per gestire senza problemi la barca in acque ristrette. Nel garage di poppa un tender Williams Turbojet 325.
Per la guida più sportiva, in particolare in virata, torna molto utile la timoneria elettroidraulica Xenta con gestione indipendente dei timoni. Il sistema integrato Simrad Command permette di gestire tutta la barca con 3 schermi touch da 16’’ (in alternativa 3 schermi da 19”).
Sul lower deck oltre alla cucina è concentrata la zona notte, in tutte le cabine si ripete lo stesso decor del salone, con rovere sabbia e laccati chiari o scuri.
La cabina armatoriale è a poppa e risulta ben isolata dalla rumorosità della vicina sala macchine, grazie alla coibentazione supplementare delle paratie. Il letto ha testata e bordi in cuoio, mentre la porta del bagno è rivestita da uno specchio fumé.
La cabina Vip a prua è preceduta da una doppia con letti separati. Entrambe hanno un loro bagno separato.
Ai piedi della scala che porta al ponte inferiore c'è un salottino a sinistra e la cucina di fronte. La cabina doppia per l’equipaggio ha invece l'ingresso separato dal pozzetto ed è in comunicazione diretta con la sala macchine.
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