Cinque dritte per non rovinare la crociera

Categorie: Tecnica
18 Marzo 2016
Cinque dritte per non rovinare la crociera

Da un esperto come Lino di Biase, campione offshore e responsabile dello Yacht Service Rapallo, cinque semplici consigli per non rovinare la crociera.

Rovinare la crociera è un attimo, una distrazione, magari da parte di qualche ospite meno avvezzo alle abitudini marine e la crociera potrebbe subire un brusco stop, o quantomeno un contrattempo che ne pregiudica gli ultimi giorni. Evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli è spesso molto più facile di quanto si pensi e la “sfiga” proprio non c’entra nulla, nella maggioranza delle piccole avarie di bordo è spesso la disattenzione la causa principale.
La premessa è d’obbligo: diamo per scontato che la preparazione della barca sia stata fatta a “regola d’arte”, però l’imprevisto è sempre in agguato e allora ecco la ricerca affannosa di un’officina o le telefonate angosciate a chi aveva curato la revisione pre-partenza per cercare di porre rimedio all’inconveniente. Il rischio è di far passare il resto dei giorni in porto o, peggio ancora, a sbarcare e trovare posto in hotel in attesa che il guasto sia riparato. Eppure sarebbe bastata un po’ più di attenzione e tutto si poteva evitare.

Lino-Di-Biase

Come non rovinare la crociera

Per individuare cinque semplici suggerimenti che possano salvare da tanti problemi abbiamo interpellato Lino di Biase, ancora uno dei piloti offshore più veloci e apprezzati (anche se ha appeso il casco al chiodo da qualche anno) ma anche responsabile di un importante service nautico. Forse dopo aver letto l’articolo vi sembreranno delle ovvietà, ma attenzione: delle oltre cento barche che Lino di Biase fa navigare ogni estate le uniche avarie riscontrate, fortunatamente pochissime, sono stare tutte riconducibili a questi problemi. E allora, come si suol dire: prevenire è meglio che curare, soprattutto se permette di godersi una vacanza senza stress e non rovinare la crociera.

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1. Il motore non va

Non necessariamente deve essere un problema grave, semplicemente un pieno di gasolio sporco o con infiltrazioni di acqua non è una possibilità così remota, soprattutto in estate quando alcuni serbatoi dei porti vengono “prosciugati” dai tanti diportisti andando a pescare le morchie che stazionano sul fondo. Quindi il motore funziona ma non prende giri, le medie programmate non possono essere rispettate e rovinare la crociera è un attimo. Per la verità sulle barche più recenti esistono degli efficientissimi rilevatori di acqua nel gasolio che lanciano subito l’allarme, mentre in quelle più datate si deve ricorrere all’ispezione del filtro che evidenzia subito l’eventuale intasamento o presenza di acqua. In ogni caso il rimedio è il medesimo: cambiare il filtro. L’esperienza insegna che con gasolio sporco una decina di ore di normale navigazione sono garantite prima che l’intasamento comprometta il flusso di carburante, mentre l’efficienza del filtro garantisce sull’incolumità di iniettori e altri componenti del motore. Quindi disporre di una buona scorta di filtri è la soluzione più semplice che garantisce di poter continuare la navigazione e non rovinare la crociera intervenendo a intervalli regolari per la sostituzione di quello intasato con uno nuovo. Poi, alla prima occasione, un pieno di gasolio pulito aiuterà certamente ad allungare gli intervalli degli interventi, mentre al rimessaggio invernale verrà riservata la pulizia accurata del serbatoio.

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2. L’autoclave fa le bizze

L’acqua è un bene prezioso, lo sentiamo ripetere in ogni momento, ma a maggior ragione lo è ancora di più in barca. Usare i servizi in barca come se si fosse a casa non è una prassi corretta, c’è lì il mare che meriterebbe di essere valorizzato ancora di più e l’acqua salata non ha mai ucciso nessuno, quindi troppe docce al giorno sono un’abitudine che potrebbe anche essere per un po’ ridimensionata. Il rischio che si corre è piuttosto grave: svuotare i serbatoi dell’acqua vuol dire far girare a vuoto l’autoclave che dopo un po’ dice “basta” e vi molla, a quel punto non solo senz’acqua ma anche, una volta riempiti i serbatoi, senza la possibilità di usufruirne. La regola principe è quindi quella di contenere il consumo di acqua, o quantomeno di controllare di non svuotare completamente i serbatoi e, nel caso, staccare l’autoclave per evitare che si surriscaldi e bruci la girante. Se invece il guaio è già stato fatto, non resta che ricorrere a un elettricista sperando di cascare su uno capace e onesto, magari osservandolo al lavoro si può già capire quanto lo sia, per esempio se stacca i due tubi e ne controlla il funzionamento è un procedimento corretto che sottolinea la sua competenza e l’attenzione a verificare l’efficienza dell’autoclave stessa prima di procedere alla sostituzione. Può anche succedere che il bloccaggio sia causato da un banale fusibile bruciato, un controllo prima di rivolgersi a un tecnico esterno è sempre il caso di farlo, senza dimenticare però che un fusibile bruciato è un campanello d’allarme, ma magari si è trattato solo di un sovraccarico sul circuito elettrico.

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3. Gli scarichi non scaricano

Sempre in tema di acqua e del vivere in barca non come se si fosse in villa, l’altro guasto frequente e spesso imbarazzante è l’intasamento degli scarichi, siano questi del wc o delle docce. Soprattutto nel primo caso le conseguenze possono essere spiacevoli, in particolare per chi vi deve porre rimedio, del resto sono proprio questi gli intoppi più frequenti, ma anche quelli più facilmente evitabili per non rovinare la crociera. Gli scarichi di una barca, per quanto efficienti, non possono avere le dimensioni e la portata di quelli di casa, è quindi il caso di contingentare l’utilizzo di carta o quantomeno di mischiarla con una buona dose di acqua in modo che si maceri rapidamente e non vada a costituire un corpo solido che sembra fatto apposta per bloccare il primo gomito della tubazione. Sarebbe addirittura buona norma destinarla in un sacchetto apposito, almeno per gli assorbenti femminili, ma ci rendiamo conto che si tratta di un “rifiuto” non particolarmente piacevole da gestire a bordo. Quindi meglio abbondare con l’acqua (stando bene attenti al suo livello nei serbatoi) che maceri per bene la carta e la renda più fluida per arrivare senza problemi al serbatoio delle acque nere. Seppur meno grave, anche l’intasamento della doccia, soprattutto quando è un tutt’uno con il bagno, è però un contrattempo fastidioso. Qui il principale colpevole sono sempre i capelli che bloccano lo scarico, avere l’accortezza a intervalli periodici e anche abbastanza frequenti di sollevare il paglioletto e toglierli dovrebbe risolvere tutti i problemi, prima che si spostino in posizioni più difficili da raggiungere.

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4. Attenti alle batterie

Detto dell’acqua, l’energia elettrica è l’altra fonte di problemi sempre per il medesimo motivo, non siamo a casa e la sua disponibilità non è illimitata. Quando funzionano contemporaneamente aria condizionata, frigoriferi vari, piastre di cottura, autoclavi, luci e magari qualche altro elettrodomestico, il gruppo elettrogeno è sottoposto a un lavoro enorme. Questo lo porta a sollecitare in particolare il caricabatterie che come conseguenza può dare degli sbalzi di tensione eccessivi alle batterie stesse rischiando di metterle fuori servizio, o se preferite come si dice in gergo “cuocerle”. È un’eventualità più frequente di quanto non si creda e la conseguenza è di trovarsi quando servono con le batterie assolutamente inutilizzabili e quindi rovinare la crociera. Un rischio grave che si può evitare avendo l’accortezza di staccare il caricabatterie quando ci rendiamo conto che i servizi di bordo stanno sottoponendo il gruppo elettrogeno a un lavoro eccessivo, questo soprattutto se si è consci che il dimensionamento del gruppo è piuttosto al limite rispetto alle utenze di bordo. Per capirlo è sufficiente una semplice somma matematica degli assorbimenti di bordo confrontati con la capacità del gruppo elettrogeno, a rischio sono soprattutto quelle barche dove noti divoratori di energia elettrica come aria condizionata e icemaker sono stati installati in tempi successivi alla loro costruzione.

La motorizzazione minima per il Quicksilver Capture 675 Pilothouse è di 100 cv

5. Scogli e tronchi sempre in agguato

In questo caso la “sfiga” gioca già un ruolo un po’ più significativo, però quando succede le conseguenze possono essere gravi e quindi c’è poco da fare, oppure un po’ meno letali e quindi c’è modo di salvare la vacanza. Dopo aver sentito il colpo, è buona norma verificare subito lo stato dello scafo e delle trasmissioni, se a bordo c’è un esperto sub il problema non si pone, ma anche con maschera e boccaglio e un minimo di acquaticità si può procedere alla verifica dell’opera morta. Una volta verificato che non si siano aperte vie d’acqua, nel caso di una botta allo scafo c’è da verificare che ci sia un principio di delaminazione che una navigazione a velocità sostenuta potrebbe aumentare a dismisura con un danno ancora più grave, quindi raggiungere il porto più vicino in dislocamento è l’unica soluzione.
Più articolata invece la situazione per quello che riguarda le trasmissioni, siano queste a linea d’asse, pod o piede poppiero: verificato che il danno non sia visivamente tale da comprometterne il funzionamento e che le eliche sia integre, si può risalire a bordo e riprendere la navigazione a velocità moderata, verificando l’efficienza della timoneria in virata e la presenza di eventuali vibrazioni che evidenzierebbero il disallineamento degli assi o dei piedi, comunque una situazione che richiede una verifica più approfondita in porto. Se invece non si riscontrano vibrazioni particolari e la maneggevolezza della barca è buona, si può proseguire la navigazione avendo però l’accortezza alla prima sosta in porto di procedere a un alaggio per verificare in maniera più chiara l’eventuale danno. L’importante è sempre agire con attenzione e, soprattutto, non rovinare la crociera.

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La redazione di BoatMag

Claudio Russo e Alberto Mondinelli, i fondatori di BoatMag, due giornalisti con una lunga esperienza di lavoro nelle principali testate di nautica.
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